Un telefonino nelle ciambelle del corvo

Mons. Lucio Vallejo Balda

Mons. Lucio Vallejo Balda

Un telefono cellulare, una scheda Sim e un caricabatteria, tutti nascosti dentro ad una confezione di ciambelle, ben sigillata e consegnata ai frati francescani che gestiscono il Collegio dei Penitenzieri dentro al Vaticano. Destinatario: monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, il presunto corvo del caso Vatileaks 2, dal 22 dicembre agli arresti domiciliari dentro le mura leonine nella stanza che fu di Josef Wesolowski, l’ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, morto prima che si potesse celebrare il processo a suo carico per abusi su minori.
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“I presunti corvi? Erano insospettabili” Intervista all’ex capo di Vallejo e Chaouqui

Joseph Zhara

Joseph Zhara, ex presidente della COSEA

«Di certo non è un momento felice, Don Lucio e Francesca erano due persone insospettabili». Parla per la prima volta l’economista maltese Joseph Zahra, 59 anni, uomo di punta delle finanze vaticane. Il docente universitario, era stato chiamato da Papa Francesco nel luglio 2013 a presiedere la Cosea, la Commissione d’inchiesta sui dicasteri economici che vedeva tra i suoi membri sia Vallejo che Chaouqui. Zahra era il capo dei due presunti «corvi» ed era stato lui a ottenere dai vari enti economici vaticani le carte finite poi nei libri di Nuzzi e Fittipaldi.
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Chi ha spiato il Papa (e non solo)?

Una lotta incessante, senza sosta, di Papa Francesco contro «i mercanti nel tempio», contro la corruzione all’ interno delle mura vaticane, con un complotto esploso nel corso del Sinodo della famiglia ma nato già nei primissimi giorni del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.

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