“Mons. Viganò seguì una pista sbagliata”. Intervista al Card. Giovanni Lajolo

Il Card. Giovanni Lajolo

E’ passato poco più di un mese (era il 25 gennaio) da quando la trasmissione di La7 “Gli Intoccabili” rendeva pubbliche le lettere al Papa e al Card. Bertone di Mons. Carlo Maria Viganò, ex Segretario Generale del Governatorato Vaticano ed oggi nunzio apostolico negli Stati Uniti. In quei documenti riservati, che hanno aperto una voragine dando il via a quello che Padre Lombardi ha definito “Vatileaks”, l’arcivescovo denunciava al Papa fatti di corruzione dentro le mura leonine, sperperi di denaro e operazione finanziarie poco trasparenti. “Mons. Viganò partì da sospetti, rivelatisi infondati, e si mise su una pista sbagliata” ci spiega oggi il Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente Emerito del Governatorato Vaticano, che ha guidato l’organismo della Santa Sede mentre Mons. Viganò era Segretario Generale. “Mi sento amareggiato nel vedere come l’opinione pubblica sia stata influenzata in maniera così negativa, con turbamento anche di molti fedeli”, aggiunge il porporato, 77 anni, che ha lasciato l’incarico lo scorso ottobre al neo cardinale Giuseppe Bertello. In una lunga intervista (che riportiamo in versione integrale) il Card. Lajolo ci ha voluto raccontare come sono andate realmente le cose, partendo da quel clima di tensione che si respirava dentro ai Sacri Palazzi fino a qualche mese fa.

Eminenza c’era davvero un clima “pesante” durante il periodo in cui Mons. Viganò ha ricoperto il ruolo di Segretario Generale?

E’ innegabile. Ed è anche comprensibile. Mons. Viganò si vide messo ingiustamente in cattiva luce da alcune notizie stampa, e ne rimase profondamente ferito. Nel cercare i responsabili, egli partì da sospetti, rivelatisi infondati, e si mise su una pista sbagliata, che lo portò ad inserire il suo caso in un quadro più ampio con una serie di analisi che un più attento e spassionato esame ha rivelato erronee. Non mi pare che si possa dire che egli sia stato punito. L’Ufficio di Nunzio Apostolico negli Stati Uniti è un incarico di grandissimo prestigio, che gli offre l’occasione di dare ottima prova di sé.

Analizziamo le accuse presenti nelle lettere. L’arcivescovo parla dei costi esagerati per il Presepe di Piazza San Pietro del 2008, ridotti poi drasticamente nel 2009. Come si spiega?

Non c’è dietro alcuno sperpero ingiustificabile. Anzitutto, il costo di quel presepe, indicato in 546.000 euro, era comprensivo dell’installazione dell’Albero di Natale e di numerosi presepi minori distribuiti per la città del Vaticano; i Servizi Tecnici del Governatorato avevano inoltre provveduto ad una nuova struttura portante in carpenteria metallica, ad nuovo sistema di illuminazione e all’acquisto di nuovi materiali, in gran parte polistirolo, tutti elementi che vennero poi impiegati nei presepi degli anni successivi. Ovviamente questi sono venuti a costare di meno, potendo usufruire di elementi già acquisiti ed essendo anche meno complessi come architettura e, inoltre, notevolmente più piccoli.

Sempre in una lettera Mons. Viganò parla di un’operazione del dicembre 2009 in cui andarono persi due milioni e mezzo di dollari.  Ci può spiegare cosa successe?

Non riesco a comprendere su quale analisi si basi l’affermazione di Mons. Viganò, a cui lei si riferisce. Probabilmente si basava su di una sfavorevole fluttuazione del cambio a breve termine, ma non teneva conto dell’evoluzione positiva sul lungo periodo e dei rendimenti acquisiti. Posso dire, senza tema di smentita, che l’APSA Sezione Straordinaria, a cui affidai gli investimenti finanziari del Governatorato nel marzo del 2009, in quello stesso anno 2009 realizzò un recupero del 24,6% delle perdite del 2008, e questo grazie anche alla consulenza del Comitato Finanza e Gestione da me istituito nel 2008. Per vero il bilancio consuntivo del 2009 segnò ancora un rilevante passivo, perché per disposizione della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, in conformità a disposizioni emanate in Italia, venne ad esso imputata parte delle perdite del 2008. Nel 2010 l’opera di recupero è continuata, ed il bilancio consuntivo del Governatorato è stato ampiamente positivo: ciò per il fatto che esso non era più gravato da perdite finanziarie del 2008 e in particolare grazie all’azione dell’APSA Sezione Straordinaria ed alle entrate dei Musei Vaticani.

Nei documenti si citano degli appalti affidati dal Governatorato. Parliamo di quello del Colonnato di Piazza San Pietro. Ci può spiegare come è stato affidato e come mai i lavori, negli ultimi tempi, si sono rallentati?

L’appalto del colonnato di Piazza S. Pietro venne da me affidato nel luglio 2008 alla ditta “Italiana Costruzioni”, in seguito a gara tra sei grandi ditte provenienti da tutta l’Italia, secondo la valutazione espressa da una Commissione composta da sei membri, due dei quali esterni, da me istituita sotto la presidenza di S. E. Mons. Giorgio Corbellini, allora Vice Segretario Generale del Governatorato. Il rallentamento dei lavori nell’anno scorso è stato causato dal fatto che la ditta che si era impegnata a raccogliere i fondi degli sponsors è venuta a trovarsi in difficoltà, e questo a motivo della situazione economica nazionale ed internazionale, così difficile. I lavori però continuano, seppure con ritmo più lento del previsto. Non dubito che, nella situazione più favorevole che si attende nei prossimi tempi, si potranno trovare altri sponsor, e che la nuova Presidenza del Governatorato saprà portare a termine i lavori in modo egregio.

Le lettere di Mons. Viganò sono comunque solo la punta dell’iceberg: dal Vaticano sono usciti tanti altri documenti. Chi c’è dietro questo Vatileaks?

Sono possibili diverse interpretazioni. Per parte mia non posso sottrarmi all’impressione che qualche impiegato di Curia, frustrato nelle sue ambizioni, abbia creduto di potersi compensare col produrre segretamente un’azione di disturbo, ed abbia trovato qualche sua conoscenza nel mondo dei media, che ne ha subito volentieri approfittato. Che poi questo avvenga proprio in questo momento, mentre la Chiesa si sta preparando con impegno all’Anno della Fede, è particolarmente spiacevole. Ma la Fede vincerà.

Ma perché secondo Lei si è arrivati a questo punto?

A me pare che di tutte le cose importanti che fa Benedetto XVI – e ne fa molte! – la più importante sia il suo impegno per la Verità in una società che appare non solo rassegnata, ma convinta che la verità non sia raggiungibile e che sta trasformando tale suo convincimento in un dogma indiscutibile, che vorrebbe accreditare, anzi imporre, come fondamento delvivere libero. La “strategia della confusione”, facendo erroneamente pensare che il Vaticano sia una barca senza nocchiero, mira a screditare laforza del grande messaggio pontificio e del governo della Chiesa, distogliendo l’attenzione dagli aspetti positivi e focalizzandola su episodi certamente spiacevoli, ma occasionali e marginali. Ma non prevarrà.

E’ possibile che qualcuno stia cercando di ostacolare l’opera di “pulizia” che sta mettendo in atto Benedetto XVI?

Non penso che questa sia la mira di chi ha criminalmente diffuso documenti riservati, ma che vi siano altre forze in azione, ostili alla Santa Sede ed alla Chiesa Cattolica. Vorrei aggiungere che l’opera di pulizia richiesta dal Santo Padre è un’opera di pulizia in profondità, anzitutto interiore e spirituale. Quest’opera continuerà. Non bisogna però farsi illusioni. Nel Collegio Apostolico c’era anche Giuda Iscariota. Non deve meravigliare se nella Chiesa ci sono e ci saranno sempre delle persone che non hanno lo Spirito di Cristo. Del resto la Chiesa non è fatta solo di santi (che ci sono), ma anche di peccatori che essa non si stanca di chiamare alla santità.

Qualcuno parla addirittura di “fumo di Satana in Vaticano”, qualcun altro di massoneria in azione…

Veramente, se ben ricordo, il 29 giugno 1972 Paolo VI parlò del “fumo di Satana entrato per qualche fessura nella Chiesa”; non menzionò il Vaticano, anche se, certo, le sue parole non escludevano alcun ambiente di Chiesa. Non si può nascondere la malizia e la presenza attiva del“padre della menzogna”, come Nostro Signore ha definito il diavolo; però,quando per spiegare certi fenomeni bastano la malizia e la mancanza d’intelligenza umane, non è necessario ricorrere all’azione del demonio.

Ma ci sono in atto delle divergenze dentro le mura vaticane?

Che vi siano nella Chiesa, e nell’ambito stesso della Santa Sede, valutazioni diverse ed anche opposte su diverse questioni pratiche non è, in sé, qualcosa di male, di peccaminoso; è un legittimo processo di ricerca di ciò che è meglio, da parte di persone responsabili. Non legittimo èinvece che a tali diversità vengano date una irresponsabile pubblicità ed una conseguente interpretazione come espressioni di “lotte di potere”. Vi sono dei rapporti che devono rimanere riservati, anzitutto a tutela delle persone coinvolte, così che possano esprimere il loro pensiero in tutta libertà, ma anche per non compromettere la serenità dei rapporti stessi e per non causare spiacevoli ed ingiusti turbamenti nell’opinione pubblica e soprattutto tra i fedeli.

Si dice che il governo della Chiesa traballi. Secondo Lei la guida del Papa e del suo Segretario di Stato è ben salda?

Perché mai si dovrebbe pensare che il governo della Chiesa traballi? Perché sono stati pubblicati alcuni documenti riservati? Ma questo può avvenire in qualsiasi momento di qualsiasi pontificato. E che cosa hanno poi rivelato questi documenti riservati? Le accuse più pesanti penso siano quelle contenute nelle lettere di Mons. Viganò, che formulano delle analisi molto negative; ma, come ho già detto, esse erano dettate da un animo ferito. Per il resto basta seguire la mole di impegni che caratterizzano ogni giornata di Benedetto XVI ed i suoi interventi a tutto campo, e sempre lucidissimi, per capire che egli regge il timone della Chiesa con mano sicura. Ed anche con mano tranquilla, con animo paterno, senza agitarsi e senza polemiche. Quanto al Segretario di Stato, il Card. Tarcisio Bertone, egli gode giustamente della piena fiducia del Papa. Il Card. Bertone guida il suo Ufficio, così complesso e pesante, con grande umanità e con pastoralità salesiana, che qualcuno, purtroppo, non è capace di comprendere. Vorrei comunque ricordare – soprattutto a chi ha la memoria corta – i giudizi che taluni davano dei precedenti Papi, o anche dell’indimenticato Cardinale Casaroli, Segretario di Stato, durante la loro vita. Erano giudizi non molto più benevoli di quelli ora diffusi su certi organi di stampa, ma sono stati invariabilmente corretti dalla Storia. Per parte mia, per quanto io possa conoscere dalla mia esperienza curiale, sono convinto che la Curia Romana nel suo complesso, nonostante certi inevitabili limiti, sia un organo di governo e d’impulso del Santo Padre per la Chiesa universale, che funziona in maniera eccellente.

Fabio Marchese Ragona

5 risposte a ““Mons. Viganò seguì una pista sbagliata”. Intervista al Card. Giovanni Lajolo

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  2. Chè bella la parola serena che non ha paura degli temi scottanti. Le difficoltà se ci sono, ci purificano come chiesa per camminare più svelti sul vangelo.

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