“La cassaforte della Santa Sede è al sicuro, sugli affitti basta privilegi”. Parla il Presidente dell’APSA, monsignor Piccinotti

Monsignor Giordano Piccinotti

Monsignor Giordano Piccinotti, salesiano di don Bosco, presidente dell’APSA, la “Banca Centrale del Vaticano”. Dal bilancio appena pubblicato emerge che nel 2023 si è registrato un utile netto di 45,9 milioni di euro. Potete dirvi soddisfatti?
Siamo molto soddisfatti e lo si deve certamente al lavoro di squadra che è stato fatto nei due settori che raggruppano tra di loro il core business dell’APSA: da un lato la gestione degli investimenti finanziari e dall’altra la gestione del patrimonio immobiliare. Nonostante la guerra in Ucraina e la situazione drammatica in Medio Oriente, siamo riusciti a dare un’impostazione gestionale sicura e non speculativa, molto sulla difensiva, ma che ha portato buoni risultati.

Avete praticamente destinato al Papa un dividendo di quasi 38 milioni per coprire il deficit…
Si tratta di una copertura che va sul disavanzo della Santa Sede: sappiamo che la situazione non è rosea, c’è un deficit complessivo dovuto alla raccolta dell’Obolo di San Pietro ma non farei allarmismo: questi 38 milioni vanno a coprire ciò che serve soprattutto per pagare gli stipendi dei dipendenti della Santa Sede che sono principalmente laici. Il Papa vuole garantire un futuro alle famiglie e noi stiamo lavorando per questo! Sento di poter dire che la cassaforte del Vaticano è al sicuro, l’APSA sta facendo ciò per cui è stata costituita: in quanto organismo economico deve sostenere la Santa Sede.

Una situazione che però non è esente da scandali: pensiamo al caso del palazzo di lusso a Londra. Bisogna lavorare forse sulla scelta dei broker…
E’ necessaria una premessa: APSA non ha avuto alcun ruolo nella questione del palazzo di Londra, è intervenuta solo successivamente per gestirne la vendita. Tuttavia è necessario verificare in modo approfondito la scelta di eventuali broker e verificarne le competenze e l’eticità dell’operato. Certamente per l’impostazione futura bisognerà lavorare molto sulla selezione di questi professionisti, soprattutto per le competenze.

Sul tema degli immobili e degli affitti soprattutto a Roma il Papa vuole che non ci siano più privilegi…Guardi, in questo momento stiamo affittando soltanto a valore di mercato (fair value), non ci sono prezzi super scontati, condizioni di favore o case in omaggio agli amici o ai parenti. Questo non è possibile anche per via della nuova normativa interna che è cambiata. Il personale religioso della Santa Sede ormai va ad abitare nelle “domus”, strutture comunitarie e i casi particolari vengono trattati solo dal Papa.

Dal bilancio emerge che per gli immobili su territorio italiano avete pagato le tasse. Non si potrà più dire che il Vaticano non paga l’Imu?
Il Papa ha chiesto che ci fosse massima trasparenza: la scelta è di pagare tutto ciò che va pagato, dall’IMU alla IRES. Nel 2023 abbiamo pagato circa 9 milioni di imposte sugli immobili. Niente punti oscuri, le tasse si pagano! 

E’ vero, come si vocifera, che avete affidato la gestione degli immobili a delle agenzie?
Non è vero, la gestione di tutti gli immobili al 100% è e rimane in capo all’APSA o direttamente o, soprattutto all’estero, indirettamente attraverso società controllate. Si sono diffuse notizie riguardo ad agenzie immobiliari che avrebbero preso in mano la gestione degli affitti dei nostri immobili perché siamo rimasti senza soldi e dobbiamo far cassa. Non è così! Ci sono degli accordi con alcune società immobiliari per beneficiare della loro rete commerciale: in tal modo APSA ottiene maggiore capillarità sul territorio ma la gestione rimane in capo unicamente alla nostra struttura.

Venderete davvero le sedi di alcune Nunziature Apostoliche all’estero?
Anche su questo punto ad oggi devo smentire la voce che si stia facendo “cassa”, anzi, è prevista la costruzione di alcune nuove strutture di rappresentanza. In questo momento stiamo solo razionalizzando il patrimonio immobiliare, alienando immobili che non rispondono più a logiche gestionali e reddituali, come ad esempio singoli appartamenti isolati, difficili da gestire perché isolati o piccoli depositi e magazzini.

A quali investimenti pensate per i prossimi anni?
Non parlerò in termini finanziari ma posso assicurarle che l’intenzione di APSA per il prossimo futuro è di investire sulle persone: certamente amplieremo il nostro organico perché abbiamo ricevuto richieste per la gestione di patrimoni immobiliari collegati alla Santa Sede. A noi interessa che tutto sia gestito in modo etico e non speculativo, nel rispetto delle norme e della concorrenza del mercato. L’obiettivo è di migliorare la reddittività del patrimonio, per garantire al Santo Padre e alla Curia le risorse necessarie per sostenerne la missione.  Guardando al patrimonio immobiliare, 4292 unità in Italia, di cui il 92% a Roma, e 1123 all’estero, crediamo ci siano ampi margini di miglioramento reddituale.

Fabio Marchese Ragona

(Intervista pubblicata nell’edizione odierna del quotidiano Il Giornale)

“Fedez dice fesserie, ecco i dati sugli immobili del Vaticano”

Fedez e mons. Galantino

Nella polemica sul Concordato tra Italia e Santa Sede, con il Vaticano che ha chiesto al Governo la rimodulazione del ddl Zan, si è inserito anche il rapper Fedez che da tempo sostiene pubblicamente il disegno di legge. Il re del tormentone estivo, ha lanciato dal suo profilo Instagram, che conta 12,6 milioni di followers, accuse al Vaticano sul tema degli immobili. «Amici», ha chiesto con ironia il cantante ai suoi ‘seguaci’, «voi avevate concordato qualcosa? Non avevamo concordato, amici del Vaticano, che ci davate delle tasse arretrate sugli immobili e che l’Unione Europea ha stimato in cinque miliardini o forse di più?  In realtà non si sa, perché avete perso il conto degli immobili, ne avete troppi». Affermazioni che non vanno giù a monsignor Nunzio Galantino, Presidente dell’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica che gestisce gli immobili della Santa Sede.

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Opacità e chiarezza vaticana

Il cardinale Angelo Becciu

L’atmosfera non è delle migliori, qualcuno addirittura si è spinto a dire che nelle sacre stanze si respira un’aria peggiore di quella che si respirava poco prima delle dimissioni di Benedetto XVI. Stavolta però non ci sarà alcun Papa che si dimetterà, anche se l’intento di tutto lo scandalo sembra voler esser anche questo, oltre a quello di voler colpire i più stretti collaboratori del Pontefice per arrivare a Francesco.
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“Ancora ispezioni e uno IOR rivoluzionato”. Parla l’uomo delle finanze di Papa Francesco

René Bruelhart (photo CNS/Paul Haring)

René Bruelhart (photo CNS/Paul Haring)

“Allo IOR rispetto al passato la mentalità è cambiata, abbiamo fatto dei controlli e son servite delle correzioni. In Vaticano ora ci potranno essere nuove ispezioni”. A raccontarlo in un’intervista a tutto campo a “Stanze Vaticane” è René Brülhart, 43 anni, avvocato svizzero, dallo scorso novembre a capo dell’AIF, l’intelligence finanziaria del Vaticano. Vero “cane da guardia” delle finanze del Papa, Brülhart guida l’organismo della Santa Sede che ha il compito di vigilare per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo.
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Ora Scarano punta il dito contro i cardinali

Mons. Nunzio Scarano

«Santità, non ho mai riciclato denaro sporco, non ho mai rubato, le mie operazioni allo Ior sono sempre state fatte sotto consiglio della direzione dei dirigenti, sempre secondo la legge canonica dello Ior». Monsignor Nunzio Scarano, capo della contabilità della sezione straordinaria dell’Apsa (l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), arrestato a giugno con l’accusa di corruzione e calunnia, scrive al Papa e respinge ogni accusa.
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