Veleni a orologeria

Il Papa e il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga

Ancora veleni, ancora mezze verità lanciate quasi come un avvertimento, come se le parole del Papa pronunciate ieri mattina alla Curia Romana, a proposito di traditori e complotti, non siano servite a nulla.

“Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti”, ha detto Francesco (citando monsignor De Mérode) a cardinali, vescovi e monsignori radunati nel Palazzo Apostolico per gli auguri di Natale, aggiungendo che “bisogna superare la logica dei complotti o delle piccole cerchie che rappresentano un cancro che porta all’autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che operano nella Curia”.

Il discorso di Bergoglio, a molti, è suonato come una risposta, dura e risoluta, agli ultimi attacchi contro uno dei suoi più stretti collaboratori, che lo coadiuvano da ormai quasi cinque anni nel lavoro di riforma. A finire nel mirino questa volta, è stato, infatti, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore del C9, il gruppo dei cardinali consiglieri che aiuta il Papa per la riforma della Curia Romana. L’attacco al porporato, con un’inchiesta del settimanale L’Espresso, a firma di Emiliano Fittipaldi, è arrivato puntuale, a pochi giorni dal compimento del 75esimo anno d’età del cardinale, che, il prossimo 29 dicembre (giorno del suo compleanno) dovrà presentare al Papa, come previsto dalle norme, le dimissioni da tutti gli incarichi di governo.

Un tentativo, sembrerebbe, di condizionare la decisione del Pontefice, legato però a Maradiaga, da una vecchia e profonda amicizia. L’accusa principale mossa nell’inchiesta di Fittipaldi riguarda uno “stipendio” che percepirebbe il presule honduregno: circa 35mila euro al mese versati al cardinale dall’Università cattolica di Tegucigalpa. Tale importo, però, da quanto risulta a Il Giornale non viene accreditato su un conto corrente personale del porporato, che peraltro non ha nessun conto in banca, ma sul conto dell’arcidiocesi e, a seguito di un accordo con l’ateneo, viene utilizzato per il sostentamento mensile di tutto il clero (circa 120 sacerdoti) e per la sopravvivenza di decine di parrocchie, molte delle quali in zone rurali totalmente abbandonate.

Tra le accuse contro il cardinale salesiano, anche la notizia di una visita apostolica, una sorta di ispezione, compiuta nell’arcidiocesi dal vescovo argentino Jorge Pedro Casaretto, che secondo Fittipaldi, avrebbe indagato a seguito di segnalazioni anche contro il vescovo ausiliare di Tegucigalpa, Juan José Pineda, fedelissimo di Maradiaga. Dalla documentazione depositata in Vaticano, però, risulta che a richiedere la visita sia stato lo stesso monsignor Pineda, per mettere a tacere la valanga di calunnie rivolte contro di lui da decine di persone. Il nome del visitatore apostolico, peraltro, è sempre rimasto nel mistero: a sapere l’identità dell’”ispettore” papale, fino ad oggi, erano soltanto tre persone: il Papa, il cardinale Rodriguez Maradiaga e il Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale canadese Marc Ouellet.

“E’ un attacco sorprendentemente puntuale, perché tra poco il cardinale Maradiaga dovrà presentare le dimissioni”, fanno sapere autorevoli collaboratori del Papa; in effetti, alcuni giorni fa, prima di una delle sessioni del C9, Francesco avrebbe scambiato alcune battute con il porporato honduregno, chiedendogli di andare avanti, senza paura. Il tentativo di screditare l’arcivescovo di Tegucigalpa, peraltro, non è affatto nuovo: negli ambienti più tradizionalisti della Curia qualcuno aveva già provato a infangare il fedelissimo di Bergoglio nella speranza che fosse rimosso dall’incarico di coordinatore del C9, con l’intento di frenare, o addirittura far bloccare, il processo di riforma in atto.

Ora gli ultimi veleni, a pochi giorni dalla presentazione delle dimissioni di Maradiaga per raggiunti limiti d’età, con Francesco che dovrà decidere se accettarle o prorogare il porporato nell’incarico. E da quanto trapela da casa Santa Marta, Bergoglio non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare all’aiuto di uno dei suoi grandi elettori.

(Articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano Il Giornale)

5 risposte a “Veleni a orologeria

  1. i giornalisti che si oppongono a questo papa che sta cercando di fare pulizia e di salvare una chiesa corrotta, rea di connivenze con la mafia e corrotti, sono dei mafiosi delinquenti al soldo dei delinquenti che cercano di comandare in vaticano

  2. Una chiesa sempre più corrotta e marcia, io da cristiano cattolico mi sento disgustato. I piani alti non sono occupati da uomini di Dio ma solo di arrivisti che anziché lodare il Dio trino adorano il dio QUATtrino e si sentono intoccabili.
    Non si rendono conto che sono mortali pure loro come tutti gli altri e una volta morti c’è il supergiudizio che li aspetta.

  3. condivido in toto il pensiero di Davide.
    Ormai il giornalismo ha perduto il senso della missione, della professionalità, della obiettività, dell’informare obiettivamente. ormai impera la ricerca dello scoop non importa a che prezzo sol per mettere in mostra chi scrive il pezzo. Verificare la notizia? Verificare la fonte? Ormai non importa più. L’importante è sparare nel mucchio…..

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