Una stretta di mano e un’accoglienza calorosa, nonostante il ritardo di quasi un’ora. Il Presidente Putin torna in Vaticano per la terza volta accolto da Papa Francesco. Il faccia a faccia nella biblioteca privata è durato 55 minuti. I temi in discussione: la questione ecologica, la tutela dei cristiani in Medio Oriente, la Siria, il Venezuela e poi il dossier più spinoso, dedicato alla pace in Ucraina dove le posizioni tra Russia e Santa Sede sono ancora molto distanti.
Nessun accenno invece a un possibile viaggio di Francesco in Russia, “la questione non è all’ordine del giorno”, ha puntualizzato il Cremlino alla vigilia dell’incontro.
La Federazione Russa ha sempre spiegato, infatti, che una possibile visita del Papa in Russia non è soltanto una questione politica ma anche una faccenda religiosa: in pratica, Putin, per invitare Francesco a Mosca deve avere anche l’ok dalla massima autorità della chiesa ortodossa. Il patriarca Kirill, appunto. E tra Francesco e il Patriarca ultimamente non ci son stati più contatti ufficiali.
Il ricamo diplomatico per la visita del Papa in Russia, però,. raggiunge anche le sponde di Cuba, protagonista assoluta dell’incontro storico tra il Papa e Kirill del 2016. Nel maggio del 2015, l’allora presidente cubano Raùl Castro, aveva incontrato Papa Francesco in Vaticano: Bergoglio, oltre a definire i dettagli per la visita pastorale sull’isola caraibica (che avrebbe visitato da lì a poco), stava per compiere l’ennesimo colpo diplomatico, grazie all’aiuto di Castro e grazie alla complicità di Vladimir Putin. Da un lato il fratello del vecchio Fidel, grato a Francesco per aver permesso con la sua diplomazia bonaria il disgelo con gli Stati Uniti, dall’altro il capo del Cremlino che, negli anni, ha trovato nel Papa e nei diplomatici vaticani dei buoni interlocutori che non hanno isolato Mosca, tenendosi a distanza dal fronte occidentale anti-russo, e rimanendo ben sintonizzati con il Cremlino sul dossier siriano.
A spendersi in prima persona con il patriarca russo, un mese prima dell’udienza del Papa a Putin del 2015, era stato però anche Raùl Castro: il presidente cubano aveva tenuto fede all’impegno di mettere a disposizione L’Avana come territorio neutro per un incontro e nel maggio 2015 era volato in Russia per incontrare a Mosca Vladimir Putin e il capo della chiesa ortodossa, invitando ufficialmente quest’ultimo a Cuba. Il leader dell’isola caraibica aveva informato Kirill anche della sua disponibilità a ospitare un possibile incontro con Bergoglio, trovando nel suo interlocutore uno spiraglio che questa volta faceva ben sperare, dopo una stagione di rifiuti firmata dal predecessore, il patriarca Alessio II. Apertura e disponibilità all’incontro ma a una condizione: che il tutto fosse ratificato dal Sinodo dei Vescovi della chiesa ortodossa russa, in programma nei primissimi giorni di febbraio 2016, cioè pochi giorni prima dello storico incontro avvenuto poi a L’Avana.
Di ritorno dalla capitale russa, Castro aveva fatto poi tappa in Vaticano per discutere col Papa i dettagli del viaggio apostolico del settembre successivo a Cuba e per riferire l’esito dei suoi colloqui russi, offrendo ufficialmente anche al Papa l’aeroporto della capitale cubana come luogo strategico per un possibile abbraccio con Kirill, riformatore del Patriarcato russo e grande estimatore della Compagnia di Gesù.
L’abbraccio tra Francesco e Cirillo alla fine c’è stato. Anche se da allora il clima tra i due leader si è molto raffreddato. Il dialogo con il Cremlino invece è andato avanti anche grazie alle missioni compiute dal Segretario di Stato Pietro Parolin. Una visita del Papa in Russia, anche se al momento non è in programma, passerà inevitabilmente anche attraverso la pace in Ucraina e a una distensione nei rapporti con la chiesa ortodossa russa. Vladimir Putin è l’unico “alleato” della Santa Sede che potrà contribuire alla realizzazione di questo sogno diplomatico di Francesco.