Con i suoi 53 anni è il più giovane cardinale della Chiesa cattolica ed è anche il primo porporato delle isole Tonga. A Stanze Vaticane-Tgcom24, il neo Card. Soane Patita Paini Mafi, racconta la sua storia e parla del prossimo sinodo di ottobre, con attenzione (e possibili aperture) a gay e divorziati risposati.
Perché e che cosa Le ha fatto decidere di diventare sacerdote?
Fin dall’infanzia sono cresciuto in un ambiente strettamente associato a sacerdoti e clero. La mia casa era proprio accanto alla parrocchia e mio padre era il catechista. Anche mio nonno era abbastanza noto in paese grazie al suo ruolo di catechista che svolgeva da oltre 40 anni. Da giovane svolgeva il ruolo di chierichetto per il vescovo. Quel vescovo, Joseph Felix Blanc, francese, prese mio nonno come suo assistente, a Roma, poco prima dell’inizio della prima guerra mondiale. Questo tipo di ambiente mi ha preparato e mi ha aiutato con la mente e con il cuore in quelle prime fasi della mia vita nel desiderio di diventare sacerdote.
Come ha saputo della sua nomina a cardinale? E’ rimasto sorpreso?
Davvero sorpreso! Stavo dormendo profondamente nella mia residenza qui a Tonga quando il mio cellulare ha squillato alle 4 del mattino di lunedì 5 gennaio (a Roma invece era ancora domenica). Era mio fratello che vive a San Mateo, San Francisco. Era appena stato informato dal suo parroco che il mio nome era stato pronunciato dal Santo Padre durante l’Angelus.
Lei è il primo cardinale di Tonga, perché il Papa ha scelto un cardinale per questo Paese?
Credo che sia un modo per dare un riconoscimento alle nostre chiese come parte integrante della Chiesa universale. Un modo per far comprendere che la nostra fede ha un valore importante e che addirittura può essere condivisa con gli altri cattolici che si trovano in altre parti del mondo. Personalmente per me è un’esperienza difficile conoscendo i miei limiti e le mie debolezze. Credo che il Papa non abbia guardato solo a Tonga ma alla Chiesa dell’Oceania nel suo insieme. Il Santo Padre deve dare particolare attenzione anche alle “grida d’auto dei più piccoli”. Le nostre chiese del Pacifico e dell’Oceania sono considerate delle Chiese giovani: il Vangelo e la fede sono stati portati sulle nostre coste soltanto 200 anni fa!
Lei è il più giovane cardinale della Chiesa Universale. Come ci si sente?
Credo di avere ancora molto da imparare. Sono vescovo soltanto da circa sette anni e sento che sto appena cominciando a imparare il mio ruolo e le me responsabilità. E invece mi viene data un’altra responsabilità, molto, molto più grande! Sono ovviamente molto sorpreso di questa nomina, perché sono ancora giovane e ho tanto bisogno di imparare in questo mio ministero pastorale.
I tongani come vivono la fede cattolica sotto il pontificato di Papa Francesco?
In tanti sono colpiti dai modi di Papa Francesco considerato un buon modello di vero pastore. Sembra esserci stato un senso di rinnovamento nella fede del nostro popolo cattolico anche durante gli scorsi pontificati, da San Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. C’e’ stato un rinnovamento nell’orgoglio della fede cattolica e ho notato questi cambiamenti nel corso degli ultimi anni con il Giubileo, l’Anno sacerdotale, l’Anno della Fede, e il 50° anniversario del Concilio Vaticano II.
Nel prossimo Sinodo sulla famiglia, si discuterà ancora sulla possibilità di ammettere ai sacramenti i divorziati risposati. Qual è la sua posizione su questo tema?
Credo fortemente nella “leadership” e nella guida dello Spirito Santo, con una Chiesa sempre constante e vigile nell’invito ad ascoltare sempre con discernimento l’azione dello Spirito. Penso che questo sia il nostro compito primario. Spero che tutti nella Chiesa abbiano pregato, dopo l’ultimo Sinodo, come ha chiesto il Papa, per avvicinarci al meglio all’assise del prossimo ottobre. Spero quindi che noi padri sinodali arriveremo insieme con uno spirito di comune discernimento e apertura allo spirito per parlare liberamente l’uno l’altro con franchezza e fiducia. In altre parole, non conta la mia persona (la mia opinione o la mia posizione), ma il nostro comune consenso nel processo di dialogo che si svolgerà.
Al Sinodo straordinario sulla famiglia, voi padri sinodali avete scritto: “I gay hanno doni e qualità da offrire alla Chiesa cattolica”. Pensa che nel prossimo appuntamento di ottobre ci sarà qualche importante apertura su questo tema?
Di certo, come ho già detto, credo nel ruolo fondamentale dello Spirito Santo e nella necessità che sia dato il giusto e sufficiente tempo per il lavoro nel processo decisionale della Chiesa. Pertanto mi auguro che i padri sinodali arriveranno, il prossimo mese di ottobre, con le menti aperte e con i cuori aperti, in modo che si instauri un clima di vero ascolto e di dialogo per arrivare ad una decisione consensuale su una questione particolare come questa. Quindi, se andrà così, sono certo che ci saranno alcune interessanti indicazioni per poi prendere delle decisioni finali su questo argomento.
Il Papa sta cercando di riformare la Curia Romana. Secondo Lei quali argomenti dovrebbero essere affrontati?
Credo che, come chiede il Papa, si debbano coinvolgere più laici con i loro specifici settori di competenza, e anche donne laiche da coinvolgere in campo teologico e ascoltare la loro voce su alcuni aspetti importanti della Chiesa. Penso ad un reclutamento di persone per affrontare alcuni specifici temi che rientrano nella missione pastorale della Chiesa in un modo più equilibrato, anziché avere un punto di vista unilaterale. Infine penso alla necessità di riaffermare il ruolo dello Spirito Santo nella Chiesa e ovviamente, allo stesso tempo, non trascurare del tutto il ruolo della ragione e dell’intelletto umano.