7 milioni, la ricetta anti-odio del Papa

Papa Francesco e il Card. Tagle, arcivescovo di Manila.

Papa Francesco e il Card. Tagle, arcivescovo di Manila.

Una marea umana. Questa volta davvero, questa volta non è un modo di dire giornalistico per dare l’idea al lettore di una presenza massiccia di persone. No, questa volta i partecipanti erano sette milioni, sette, e hanno affollato le strade di Manila, nelle Filippine, orgogliosi della propria fede cattolica, per assistere non a un concerto, ma più semplicemente alla messa conclusiva del viaggio apostolico di Papa Francesco. Sì, sempre lui.

Si era parlato di «marea umana» quando in Ucraina si manifestò per l’ingresso nell’Unione Europea, ma erano soltanto un milione. Un flop al confronto. Una «marea umana» aveva affollato Barcellona per chiedere l’indipendenza della Catalogna ed erano quasi due milioni. Bazzecole. Un’altra «marea umana», pochi giorni fa, aveva invaso Parigi per dire no al terrorismo: erano quasi quattro milioni, tantissimi certo, ma niente a che vedere con i sette milioni di Bergoglio, che ha presieduto la messa più grande nella storia della cristianità, come se quasi tutta la città di New York si fosse riversata in strada in preda alla «Papa-mania», in risposta ai drammatici fatti di Parigi.

A scendere in strada è stato, infatti, soprattutto l’orgoglio dei cattolici, un’esplosione di fede, una riscoperta di quei valori evangelici per i quali si «ama il prossimo» anche se la pensa diversamente e anche se è di un’altra religione, in un preciso momento storico in cui proprio in nome della fede si commettono violenti atti di terrorismo, senza pietà, senza rimorsi, senza un vero perché. Nella cattolicissima Manila (nelle Filippine i cattolici rappresentano oltre il 70% della popolazione) è andato in scena un finale alternativo a quello vissuto nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo , un lieto fine, con sette milioni di anime unite tra loro dalla religione cattolica, in strada senza paura, senza timore di raffiche di mitra, di cinture kamikaze o di qualche autobomba. E non c’era paura nemmeno tra quei pochi ma buoni musulmani che hanno voluto assistere alla messa del Papa, insieme agli amici cattolici, solo per curiosità e per assaporare lo spirito di libertà che ha invaso il Rizal Park della capitale filippina.

Nessun terrorista tra quei sette milioni di cattolici, nessun kamikaze, nessun malintenzionato: un simbolico cazzotto pontificio, avrebbe raggiunto il naso di questo o quel jihadista, che non avrebbe fatto in tempo a premere il pulsante e causare una strage d’innocenti. Bergoglio sull’aereo che dallo Sri Lanka l’ha portato nelle Filippine ha parlato di «pugno per chi insulta la mamma» (la religione), facendo così inneggiare qualche fondamentalista convinto di aver trovato un potente alleato contro i vignettisti francesi, ignaro però del fatto che il discorso del Papa, che lo sganassone di Francesco è destinato dritto sulla faccia anche di chi non rispetta le altre religioni, di chi strumentalizza la fede come giustificazione della violenza. Qualcuno, questo discorso l’ha capito nella sua completezza, ha afferrato il messaggio, guardandosi bene dal pensare di poter dar fastidio a quella folla oceanica raccolta intorno al Papa.

Francesco con i suoi sette milioni di fedeli ha stracciato ogni record, anche quello di San Giovanni Paolo II, tanto che il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi ha commentato: «È stato il più grande evento nella storia dei Papi, il più largo incontro nella storia dei popoli, perché a Manila nel ’95 c’erano circa 5 milioni».

Ma da capo della chiesa cattolica, da successore di San Pietro, il Papa ha dovuto ammonire anche i cattolici presenti, lanciando un durissimo attacco contro le forme di elemosina ostentata: «Solo quando il nostro cuore è capace di piangere», ha detto il Pontefice, «possiamo capire, non quando c’è una compassione mondana che al massimo ci fa mettere la mano in tasca e dare una moneta: se Cristo avesse avuto questo tipo di compassione sarebbe passato, avrebbe curato 3 o 4 persone e se ne sarebbe tornato al Padre».

Francesco poi ha voluto parlare anche delle donne e del loro ruolo: «Le donne hanno molto da dirci nella società di oggi», ha ricordato il Papa, «tante volte noi siamo maschilisti, ma una donna è capace di vedere le cose con occhio distinto, le donne sono capaci di porre questioni che noi uomini non siamo capaci di capire, si fanno domande». Poi a braccio il Pontefice ha continuato: «Oggi l’unica domanda che non ha risposta ce l’ha posta Jun (la ex bimba di strada che ha chiesto al Papa: “Perché Dio permette la sofferenza dei bambini?”, ndr). Non le sono bastate le parole, e così ha pianto, ha avuto bisogno delle lacrime, così quando viene il prossimo papa a Manila, per favore che ci siano più donne!».

(Articolo per Il Giornale)

4 risposte a “7 milioni, la ricetta anti-odio del Papa

  1. LA LEZIONE DELE FILIPPINE SERVA A TUTTI PER CAPIRE CHE COSA E’ LA FEDE. ALTRO CHE I CONCERTI ROCK!!!!. ABBIAMO FEDE IN CRISTO , NON NEI CANTANTI .

  2. I filippini hanno dato una bella dimostrazione di fede, cosa che gli italiani e gli europei in genere trascurano perché spiritualmente vivono di “rendita” in quanto nati e cresciuti in famiglie cattoliche più per tradizione che per convinzione.
    Quindi si farebbe bene a considerare questo monito di Cristo:

    “Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.”
    (Apocalisse 3:16 Versione di Gerusalemme)

    Per avere una fede viva il primo passo è ricordare il comando di Deuteronomio 6:6:

    “E queste parole che oggi ti comando devono essere nel tuo cuore” (Versione TNM)

    Se lo facciamo, potremo arrivare a comprendere la definizione di questa virtù teologale:

    “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.” (Ebrei 11:1 Versione di Gerusalemme)

  3. Buongiorno.
    @ Giorgio.
    Quella delle Filippine, non mi sembra proprio una lezione. Un paese che, conta quasi cento milioni di abitanti, sette milioni significa il sette per cento dell’intera popolazione. Nonostante la marea di persone, non mi sembra un risultato così eclatante. Vorrei analizzare una cosa, non meno importante. Il buon Francesco è sicuramente un personaggio che racchiude in sè, tutto quello che un uomo dovrebbe avere. Bontà, simpatia, disinteresse al denaro, grande comunicatore, ecc. Ma, una dote che fa di lui, una persona speciale è senza dubbio, l’amore e l’impegno verso i più deboli. Pochi, di quelli che l’hanno preceduto, potevano confrontarsi con lui. Tutto questo, ovviamente va a beneficio della stessa Chiesa. Lei parla di fede in Cristo. Personalmente, la vedo in modo diverso e credo che la gente, abbia una vera e propria venerazione per Bergoglio. La prova di quello che affermo è dato dal fatto che, il papa che lo ha preceduto, non è stato un grande trascinatore di folle e a un certo punto, il suo scarso carisma, lo abbia portato al pensionamento anticipato è una cosa, chiara a tutti. Il lavoro che deve fare la Chiesa è ancora molto. Sicuramente non basta un leader per tenere uniti i fedeli. E’ certamente un buon inizio ma, per far si che, il Cristianesimo non scompaia, le cose da fare, sono sicuramente altre.
    Cordialmente.

  4. @ MARCO. GRAZIE PER LE TUE PAROLE, RIBADISCO CHE CRISTO E’ COLUI CHE NON DELUDE MAI, I PAPI POSSONO DELUDERE COME PERSONE, MA NON COME VICARI DI CRISTO. A OGNI BUON CONTO, IL PIU’ RIVOLUZIONARIO , ANCHE SE DURATO 33 GIORNI, E’ STATO QUEL SANTO DI PAPA LUCIANI- GIOVANNI PAOLO I- . E SPERO CHE SIA SANTO QUANTO PRIMA !!!!.

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