Un (altro) misterioso furto in Vaticano

Papa

Si cercano nuovi indizi che potrebbero aprire altre piste, nonostante le prove schiaccianti già in mano al promotore di giustizia della Santa Sede.

La Gendarmeria Vaticana va avanti con le indagini sul nuovo Vatileaks e dopo gli arresti eccellenti di Monsignor Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, accusati di essere gli artefici della fuga di documenti riservati finiti poi in due libri, presto potrebbero esserci nuovi colpi di scena, legati all’inchiesta parallela della Procura di Terni su Chaouqui e sul marito Corrado Lanino, ingegnere informatico con un passato in Vaticano, dove ricopriva il ruolo di responsabile del server di terzo livello della Santa Sede.

Il fascicolo dell’inchiesta, che come rivelato da Corriere e Messaggero , vedrebbe la coppia indagata per presunte estorsioni e intrusioni informatiche, sarebbe arrivato ieri nelle mani dei magistrati di Roma e conterrebbe anche delle intercettazioni che riguardano Chaouqui ma anche un alto prelato e, parrebbe, Mario Benotti, il dirigente Rai che, qualche giorno fa, confermando di essere estraneo alla vicenda e di non essere informato di un’inchiesta a suo carico, si era autosospeso da ogni incarico politico (era il capo della segreteria particolare di Sandro Gozi, sottosegretario del governo Renzi e consulente del sindaco di Firenze, Dario Nardella).

Sul versante d’Oltretevere, oltre che sulla violazione del computer di Libero Milone, 66enne revisore generale dei conti della Santa Sede, in Vaticano si continua ad indagare anche sul misterioso furto avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 marzo 2014 alla Prefettura degli Affari Economici, la sede di lavoro del monsignore spagnolo, tuttora agli arresti. Vallejo, che ogni mattina celebra messa nel Palazzo della Gendarmeria e che da giorni avrebbe iniziato a collaborare con gli uomini guidati da Domenico Giani, giorni fa avrebbe raccontato agli inquirenti che dopo quel furto, con i ladri che avevano scassinato la cassaforte con una fiamma ossidrica (come documentato da alcune foto pubblicate nel libro di Nuzzi Via Crucis ), le famose carte della commissione Cosea finite poi nei due volumi erano state rubate, negando quindi ogni suo coinvolgimento nella vicenda.

Ma come spiegano fonti vaticane a il Giornale , i ladri quella notte non avrebbero portato via nessun documento, stavano cercando ben altro. Non è un caso infatti che quella stessa sera, dopo la rocambolesca visita alla «Corte dei Conti» del Vaticano, i delinquenti scassinarono anche altri uffici: riuscirono ad esempio a penetrare all’interno della Congregazione per il Clero che si trova nello stesso palazzo della Prefettura degli Affari Economici (ma con un ingresso separato, su Piazza Pio XII). I ladri aprirono la cassaforte ma anche lì non portarono via nulla. Riuscirono però a rubare una croce e 1000 euro in contanti, sottratti dall’economato della congregazione vaticana. «Evidentemente era qualcuno che sapeva bene dove mettere le mani» spiega un dipendente, e oggi chi indaga cerca un possibile collegamento tra la divulgazione dei documenti e quello strano furto che alla fine era valso ai delinquenti un bottino di circa 2000 euro.

Intanto Papa Francesco ha chiesto la massima collaborazione di tutti dentro la Curia e un report dettagliato sui nuovi sviluppi dell’inchiesta (che gli inquirenti vaticani intendono chiudere prima dell’inizio del Giubileo della Misericordia l’8 dicembre); dopo le parole spese ieri al termine dell’Angelus per precisare che la divulgazione delle sue carte non è d’aiuto per la sua missione, ricordando che «il furto di quei documenti è un reato».

Oggi Bergoglio raggiunge Firenze e Prato per una visita pastorale, lontano da corvi e altri veleni.

Articolo per Il Giornale del 10.11.2015