Un anno fa esatto Jorge Mario Bergoglio si presentava al mondo in punta di piedi. Era il 13 marzo 2013 e per la prima volta Francesco parlava al popolo di Roma come suo nuovo vescovo. Niente mozzetta, solo la veste bianca, un semplice saluto, un inchino alla gente e una richiesta: “Pregate per me”. E da quel momento la Chiesa iniziò a cambiare, lungo il sentiero tracciato da Benedetto XVI. Da oggi comincia il secondo anno di pontificato: sarà un anno ricco di sfide, riforme e appuntamenti. Ma oggi vogliamo celebrare questo primo anno di Papa Francesco con il racconto, la testimonianza, di un sacerdote che ha la fortuna di lavorare vicino a Papa Francesco.
di Luigi Ginami
“La cappella nella Casa di Santa Marta in Vaticano è tranquilla, non lontano da me vi è un sacerdote che sta recitando la preghiera del vespro. Sono in chiesa con alcuni giovani venuti da lontano per un momento di adorazione eucaristica. Da pochi minuti sono passate le sette di sera. Con passo lento e stanco, al termine di una lunga giornata di lavoro, arriva Lui. Non ha fascia pettorale, non ha zucchetto ne mozzetta… solo la lunga tonaca bianca con il crocifisso di metallo. Lentamente giunge al suo posto, non lontano da me, e con un grande sorriso ci saluta tutti. L’emozione è altissima: ma è Lui? E’ proprio Lui, Papa Francesco? Si domandano silenziosi i miei giovani ospiti. La risposta non affiora dalle labbra, ma dai loro occhi che si riempiono di luce e si velano di lacrime.
E’ sempre così, questo Papa è capace di catalizzare le persone, è magnetico. Ho imparato in questo anno a guardare, non tanto Francesco, ma le persone attorno a Lui; quando arriva una luce riempie gli occhi di tutti: dei malati, dei poveri, degli ultimi, ma anche dei ricchi e dei potenti.
Dopo averci salutato, Papa Francesco prende posto nella sua poltrona, del tutto uguale alle altre poltroncine della cappella. Chiude gli occhi, il suo volto è stanco e pieno di pensieri, sembra che si stia addormentando, ed invece lentamente dalla tasca di destra estrae una semplice corona del rosario e nel silenzio della cappella si immerge nella preghiera mariana. E’ il terzo rosario che recita questo Papa devoto di Maria.
Il tempo trascorre lento, i ragazzi sono impietriti, nessuno osa alzarsi, ma è difficile anche pregare, troppo importante e troppo grande è la persona vicino a noi: il Santo Padre, il Sommo Pontefice, il Papa: tutti titoli che incutono soggezione. Ed invece Lui è li nella semplicità della sua tonaca bianca, con il suo povero abbigliamento, con le sue scarpe usate e con al polso un orologio da 20 Euro, che ogni tanto guarda per controllare se è tempo di cena. Ma in che situazione incredibile ci troviamo?
Non è poi tanto incredibile, gli ospiti del residence di Santa Marta sono abituati a vedere il Papa prendere l’ascensore, sorseggiare un caffè, mangiare nella sala da pranzo, o pregare in chiesa. Mentre il tempo passa nella cappella inizio a scrivere nella mia mente questo pezzo. In questa chiesa nell’Eucaristia vi è la presenza reale di Cristo; e seduto al suo posto vicino ad una colonna, vi è invece il Vicario di Cristo. Chi è più importante per me? La risposta è scontata: l’Eucaristia! Ma perché oggi il mio stare in cappella è più vivace, è pieno di emozione? Perché concretamente la presenza di Papa Francesco cattura la mia persona. Ma allora dove è finita la mia fede? “Signore aumenta la mia fede!”
Così inizio a pregare, così inizio a ripetere questa giaculatoria per decine di volte. E poi inizio a capire. In quest’anno di pontificato la grandezza di quest’uomo è stata quella dell’abbassarsi, dell’umiliarsi di svestire un ruolo di prestigio e di potere per vestire quella dell’uomo peccatore che si sente amato da Dio e che annuncia a tutti che Dio è buono e pieno di misericordia.
Uomo mediatico, uomo attento alla carità, ma prima di tutto uomo innamorato di Dio e della sua Parola, che inizia la sua giornata alle 4,45 mettendosi davanti al Vangelo, facendo la meditazione ed intessendo nella preghiera l’omelia della messa mattutina delle 7. Non solo innamorato dell’Eucaristia, ma innamorato anche della Parola di Dio. Nelle ormai famose omelie di casa santa Marta, non sento spesso riferimenti patristici, ma una sapiente e consumata conoscenza della Bibbia. Lungo tempo il Papa dedica alla preghiera, anche se questo non colpisce molto i giornalisti, forse è l’aspetto meno evidenziato dai fiumi di inchiostro che si scrivono su di Lui, eppure non si vergogna di pregare.
Come possiamo dimenticare la lunga veglia di preghiera in Piazza San Pietro a settembre per scongiurare la guerra in Siria, non solo con le armi della diplomazia, ma soprattutto e prima di tutto con quelle della preghiera? E fu evidente che in quella sera Papa Francesco anche digiunò davanti al mondo trascorrendo tutta la serata in orazione. La preghiera è davvero il cuore della sua vita, come quel piccolo crocifisso che porta sul cuore, furtivamente rubato dalla corona del rosario di un grande confessore defunto.
Nel recente incontro con i preti di Roma, Francesco arditamente chiede al presbiterio: “Ma voi cari sacerdoti concludete la vostra giornata davanti alla televisione o davanti al tabernacolo?”
Si è fatto tardi… il Papa guarda l’orologio, è ora di cena, si alza dal suo posto e viene incontro a noi con un sorriso pieno di luce, con un volto buono e ci saluta con tanto affetto… uno per uno. Ci dice solo una parola, la volete indovinare? Chiede sempre a tutti la stessa cosa: “pregate per me!” ed aggiunge “…ne ho tanto bisogno”.