“Chi sono io per giudicare i gay”

Salvatore Mazza (Avvenire) fa una domanda al Papa

«Se una persona è gay chi sono io per giudicarla?». Ha usato parole inconsuete Papa Francesco in una vera e propria «conferenza stampa» tenuta sul volo di ritorno da Rio de Janeiro con i 70 giornalisti presenti sull’aereo papale.

Nessuna domanda preparata, nessuna risposta scontata, Bergoglio ha risposto al fuoco incrociato dei cronisti per 1 ora e 20 minuti, rispondendo a braccio e tenendo testa anche alle domande più scottanti. Come quelle su monsignor Scarano (il prete ex capocontabile in Vaticano arrestato dalla Guardia di Finanza), sullo Ior, sul Vatileaks, o come quella sulla presenza di una lobby gay Oltretevere e del caso di monsignor Ricca, il prelato dello Ior, scelto da Papa Francesco e sul quale si è scatenato un vespaio di polemiche per il suo passato in Uruguay segnato, secondo alcuni, da una «condotta scandalosa» legata all’omosessualità.

Su quest’ultimo tema Francesco ha chiarito la sua posizione, mettendo a tacere i veleni sul monsignore bresciano: «Per quanto riguarda monsignor Ricca», ha detto il Papa, «ho fatto quello che il diritto canonico manda a fare, che è l’investigatio previa. E in questa investigatio, non c’è niente di quello che accusano, non abbiamo trovato niente. Questa è la risposta».

«Il Papa ha dato una risposta a chi ha criticato quella nomina», commenta un porporato con grande esperienza di Curia, «chi in Vaticano voleva far la guerra per quel posto di prelato, adesso dovrà mettersi l’animo in pace».
Ma Bergoglio si è voluto soffermare sull’argomento, parlando della sua posizione riguardo ai gay e di quella presunta lobby omosessuale dentro le mura leonine: «Si scrive tanto di lobby gay», ha detto Francesco, «io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d’identità in Vaticano. Dicono che ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare lobby. Se è lobby non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte. Il problema non è avere queste tendenze, sono fratelli, il problema è fare lobby: appunto le lobby gay, d’affari, lobby dei politici, dei massoni, questo è il problema più grave».

Tra le tante domande rivolte al Pontefice, intervistato anche dalla tv brasiliana GloboNews, una era dedicata a monsignor Nunzio Scarano, prelato che il 20 luglio scorso, dal carcere di Regina Coeli, ha scritto una lettera di 3 pagine al Papa, negando ogni accusa e offrendo collaborazione grazie a dei documenti in suo possesso. «Non è uno stinco di santo», ha commentato Bergoglio, «abbiamo uno scandalo in Vaticano di un trasferimento di dieci o venti milioni di dollari da parte del monsignore. Bel favore che ha fatto alla Chiesa questo signore no? Però bisogna riconoscere che ha agito male e la Chiesa gli deve dare la sanzione che merita».

Sullo Ior invece il Papa non ha chiarito quello che sarà il futuro dell’Istituto, dicendo di fidarsi del lavoro della commissione presieduta dal cardinale salesiano Raffaele Farina: «Io non so come finirà lo Ior», ha spiegato Francesco, «alcuni dicono che forse è meglio che sia una banca, altri che sia un fondo di aiuto, altri dicono di chiuderlo, si sentono queste voci. Io mi fido del lavoro delle persone che stanno lavorando su questo, della commissione. Ma le caratteristiche dello Ior devono essere trasparenza e onestà».

Nel corso del colloquio con i giornalisti Bergoglio ha anche annunciato il desiderio di visitare l’Asia, ha spiegato che le canonizzazioni di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII potrebbero slittare nel 2014 (si ipotizza nel giorno della festa della Divina Misericordia, ovvero il 27 aprile), ha elogiato la Gendarmeria Vaticana, ha parlato di Benedetto XVI, definendolo un «nonno saggio» o un «papà a cui poter chiedere consiglio», confermando anche che all’interno di quel famoso scatolone bianco che si vedeva nelle foto dello storico incontro tra i due Papi a Castel Gandolfo, c’era il dossier Vatileaks, stilato dai tre cardinali detective.

Prima di congedarsi una battuta sul contenuto della sua borsa nera: «Non c’è la chiave della bomba atomica! Dentro c’è il rasoio, il breviario, l’agenda e un libro da leggere: ne ho portato uno di Santa Teresina e io sono devoto».