La notizia delle dimissioni del Papa ha ormai fatto il giro del mondo. Benedetto XVI ha lasciato il pontificato perché, ha detto ai cardinali, non sente più quel vigore fisico, mentale e spirituale adatto per guidare la Chiesa. Ma dietro le dimissioni c’è sicuramente anche il peso dell’ultimo anno, un anno difficile e complesso. L’anno del Vatileaks.
In Vaticano non sono pochi quelli che pensano che il caso del furto dei documenti riservati abbia contribuito a far maturare in Benedetto XVI la decisione di lasciare: “Il Papa era rimasto molto turbato da questo avvenimento” ci dice un eminente commentatore d’Oltretevere, “se tutto questo oggi è successo è certamente anche colpa del Vatileaks”. Un peso, l’ennesimo, troppo grande da sopportare, dopo un bellissimo pontificato ma anche dopo un “calvario” durato 7 anni, fatto di scandali (spesso gonfiati ad arte) che hanno ferito, colpo dopo colpo, l’uomo Joseph Ratzinger.
Il Vatileaks è stato quindi, secondo molti, la cosiddetta “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, la punta dell’iceberg, con un tradimento dall’interno (da parte dell’ex aiutante di camera del Papa) che in poco tempo si è trasformato in un attacco senza precedenti alla Chiesa e al Pontefice. Un attacco farcito di accuse e veleni contro i collaboratori più stretti di Benedetto XVI con l’obiettivo di colpire proprio lui. Tutti ingredienti di un mix che, a quasi 86 anni, il Papa, per carattere e per l’età avanzata, non è riuscito a mandar giù, nonostante la vicinanza del suo segretario personale, del suo Segretario di Stato e di tutti i fedeli.
E in questo contesto, con le dimissioni in arrivo, sorprende davvero sentire qualcuno che ha ancora il coraggio di accusare senza mezzi termini il Card. Bertone quale causa della storica rinuncia di Ratzinger. Un ennesimo sberleffo, privo di qualsiasi rispetto, segno che corvi e avvoltoi stanno ancora svolazzando su Piazza San Pietro.