A quasi un anno di distanza dalle dimissioni di Papa Benedetto XVI e dall’elezione di Papa Francesco, parla a Tgcom24, il cardinale Tarcisio Bertone, 79 anni, Segretario di Stato Vaticano Emerito e Camerlengo di Santa Romana Chiesa. In questo colloquio, il porporato salesiano parla a tutto campo della sua vita, dello IOR, dello scandalo Vatileaks e dei suoi progetti futuri.
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Eminenza, dal 15 ottobre scorso, Mons. Pietro Parolin è il nuovo Segretario di Stato Vaticano. Lei cosa fa adesso e come trascorre il tempo libero?
In verità non ho molto tempo libero perchè sono ancora, per volontà del Papa, membro di 6 dicasteri. Quindi ho del lavoro da fare. Anche se non è più un lavoro così organicamente finalizzato come quello del Segretario di Stato. E poi ricevo in udienza molte personalità civili ed ecclesiastiche che continuano a venire a visitarmi o a condividere problemi o a porre domande. E poi svolgo anche un po’ di attività pastorale che è rimasta nel mio DNA.
Qual è stata la soddisfazione più bella nel suo lavoro di Segretario di Stato?
La soddisfazione piu bella è stata quella della vicinanza ai Papi che si sono succeduti, soprattutto nel mio servizio di Segretario di Stato con Papa Benedetto XVI e per i primi sette mesi di pontificato con Papa Francesco. E’ un dono, un privilegio, una confidenza: pensiamo ad esempio alle telefonate improvvise, imprevedibili, di Papa Francesco anche in questi mesi in cui sono rimasto con lui.
Qualcosa che invece l’è dispiaciuto non riuscire a fare?
Una cosa che mi dispiace è di non esser riuscito a frenare queste critiche così spietate e a mio parere infondate contro il Papa Benedetto XVI e contro i suoi primi collaboratori.
Nelle scorse settimane il Papa ha nominato una nuova commissione cardinalizia di vigilanza dello IOR. Lei, che svolgeva le mansioni di Presidente, insieme ad altri quattro membri ha cessato il mandato in anticipo rispetto alla sua naturale scadenza. Come si può leggere questa decisione di Papa Francesco?
La mia sostituzione insieme a quella di altri membri della Commissione Cardinalizia di vigilanza dello IOR, credo sia stata una decisione anche fisiologica: cambiando il Segretario di Stato, che negli ultimi decenni ha ricoperto il ruolo di Presidente, era naturale che cambiassi anche io, anche se adesso sembra che il Presidente non sarà più il Segretario di Stato. Cambiando io son cambiati anche gli altri membri, eccetto il Card. Tauran che fa un po’ da trait-d’union tra lo IOR e la nuova commissione referente istituita dal Santo Padre. Il nuovo Papa ha comunque messo in moto determinati progetti di riforma, quindi non credo di esser stato ‘spintonato’ a uscire fuori, ma la vedo come un’uscita naturale, logica, ragionevole.
Ha dei rimpianti su come lo IOR è stato gestito in passato?
Devo dire che nei decenni passati ci sono stati comportamenti deplorevoli che hanno gettato ombre sull’Istituto per le Opere di Religione. Negli ultimi anni si era avviato un lavoro di ripulitura, di riassestamento amministrativo anche con le nuove leggi sull’antiriciclaggio e con l’adeguata vigilanza sulla clientela dello IOR. Io credo che sia stato un lavoro che ha portato a molta trasparenza e che adesso credo stia crescendo con la spinta di Papa Francesco e della commissione referente da lui istituita. Credo quindi che questo istituto abbia realizzato le finalità istitutizionali e possa continuare a realizzarle per il bene della Chiesa universale e non per un gruppo di clienti o dipendenti della Santa Sede.
Tra poco più di un mese si festeggerà il primo anno di Pontificato di Papa Francesco. Secondo lei riuscirà a fare queste tanto sperate riforme?
Spero di sì, perchè ha questo progetto, perchè dalla sua esperienza di vescovo e di cardinale delle chiese di periferia e dal suo contatto con Roma ha maturato la visione di una necessità di alcuni cambiamenti. Ma per una riforma simile ci vuole molto studio, ci vuoe confronto tra i diversi soggetti interessati, direi quelli delle chiese particolari e della Santa Sede. E poi bisogna anche progettare organicamente, non bisogna avere fretta, bisogna dare tempo al Papa per queste riforme!
A maggio il Papa volerà in Terra Santa per commemorare i 50 anni dall’incontro tra Paolo VI e il Patriarca di Costantinopoli, Atenagora. Vede in questo pontificato un grande slancio verso il dialogo ecumenico ed interreligioso?
Si vede molto bene anche dalla molteplicità degli incontri che il Papa ha già avuto con i rappresentanti e le gerarchie delle diverse confessioni e delle comunità cristiane. Bisogna certo distinguere il piano del dialogo teologico dal dialogo fraterno. Quello teologico è piu esigente e chiede di rivedere, studiare, approfondire le tradizioni teologiche delle “Chiese sorelle” come dice il patriarca Bartolomeo. Bartolomeo, lo ha scritto di recente “La Croix”, auspica che il dialogo fraterno faccia passi avanti significativi. Quindi attendiamo questo grande incontro che sarà una pietra miliare nel cammino, speriamo accelerato, verso l’unità dei cristiani!
Secondo lei questo pontificato aiuterà la Chiesa a rialzarsi dalle ferite del passato?
Il Papa in uno dei suoi primi interventi ha detto che “La Chiesa è un ospedale da campo”. Quindi si è messo al lavoro per curare le ferite della Chiesa; queste sono tante e sono state inferte dall’interno ma soprattutto dall’esterno della Chiesa. Però le ferite si possono curare, credo con lo slancio di questo Papa che comunica goia ed entusiasmo e progetti di vita. Come i suoi messaggi, ad esempio quello per la Quaresima che tocca tre punti fondamentali: giustizia, eguaglianza e condivisione. Sono temi su cui il Papa batte di continuo e che suscitano tante reazioni positive tra il popolo di Dio e la periferia del popolo di Dio, tra i non credenti. Quindi spero che la Chiesa possa continuare a testa alta la sua missione nel mondo.
Una di queste ferite è stato lo scandalo del Vatileaks con i veleni e il furto dei documenti riservati di Papa Benedetto XVI. Che ricordo ha di quei momenti?
Quello del Vatileaks è stato un periodo di grande sofferenza, fin troppo lungo di sofferenza per il Papa e per i suoi più vicini collaboratori. Soprattutto per la mancanza di amore alla Chiesa che si percepiva in tutte queste azioni e pubblicazioni di documenti che dovevano restare riservati per permettere anche un dialogo interno alla Chiesa per correggere certi comportamenti. Però devo dire che questo momento così difficile ha suscitato una grande corrente, direi una linea ad alta tensione di preghiera, di vicinanza e di solidarietà con il Papa e con la Santa Sede. Sono arrivate migliaia e migliaia di testimonianze, di lettere di adesioni al Papa, di sostegno e di preghiera. E quindi questo è stato un effetto positivo di questo periodo che speriamo sia chiuso nella storia della Chiesa.
Secondo lei è ormai tutto finito?
Sì, spero che il Vatileaks sia una pagina ormai chiusa, anche se può darsi che ci siano ancora dei documenti che sono lì in riserva per esser buttati fuori. Ma credo che ormai il tempo, l’atmosfera, la rete dei rapporti è molto cambiata. Vedo che c’è una grande fiducia che regna all’interno della Chiesa.
Ogni tanto rivede il Papa Emerito?
Senza dubbio lo vedo con una certa frequenza, ci telefoniamo anche. L’ultima volta che l’ho visto è stato il 26 dicembre, per Santo Stefano, quando è venuto a pranzo nel mio appartamento. Ha visitato i presepi perché noi abbiamo la tradizione di preparare i presepi che a lui, peraltro, piacciono molto. E’ rimasto qui a pranzo. Era in perfetta forma, fisicamente e intellettualmente. Sempre molto vivace, molto lucido e dotato sempre di una formidabile memoria.
Che augurio ha per la Chiesa?
Io spero che la Chiesa sia come dice Papa Francesco piena di gioia, che possa assimilare, trasmettere e annunciare il Vangelo a tutta l’umanità.
E lei che progetti ha per il futuro?
Ho intenzione di scrivere: penso di pubblicare dapprima un libretto su fede e sport, sulle virtu e sui difetti dello sport, raccogliendo tutti i miei interventi sullo sport essendo io anche un appassionato e un tifoso di calcio. E poi ho intenzione di scrivere le mie memorie, ho un archivio molto ricco, per cui posso rivedere, ritrascorrere questi anni con una docuimentazione obiettiva dei fatti accaduti, e dare una rilettura che forse sarà utile per rimettere a posto alcune interpretazioni che forse sono andate anche fuori dalle righe.
Fabio Marchese Ragona