VENTICINQUE ANNI DOPO

A venticinque anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente della Città del Vaticano, il caso si riapre per le nuove dichiarazioni della supertestimone Sabrina Minardi.

Secondo la Minardi, all’epoca compagna del boss della Magliana, Enrico De Pedis, Emanuela, il 22 giugno 1983, sarebbe stata rapita e uccisa per mano del killer della banda su ordine di Mons. Paul Marcinkus, a capo dello IOR, la Banca Vaticana, coinvolto nel crack del Banco Ambrosiano.

Dal racconto della donna spunta anche un tunnel sotterraneo, all’interno di una scuola di Roma, dove Emanuela sarebbe stata tenuta prigioniera prima di essere uccisa e gettata nella betoniera di una casa in costruzione a Torvajanica.

Secondo Antonio Mancini, detto “accattone”, ex vertice della Banda della Magliana, oggi agli arresti domiciliari, Emanuela Orlandi non fu rapita per uno scambio con Alì Agcà, attentatore di Giovanni Paolo II, ma “per soldi, sempre i soldi. La banda aveva prestato cifre da capogiro a Roberto Calvi, soldi girati al Vaticano, nella persona di Marcinkus, che dovevano tornare a casa”.