Mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, l’università del Papa, è appena rientrato in Italia dopo un lungo viaggio in Brasile. Il Paese nel 2013 ospiterà la Giornata Mondiale della Gioventù; il vescovo ha voluto preparare a questo evento la comunità accademica lateranense recandosi quindi in terra brasiliana. Ha visitato seminari, università, istituti teologici, ha incontrato vescovi e cardinali per condividere con loro la missione accademica e pastorale della Lateranense. La nuova sfida della chiesa in Brasile – dice – non è più quella di affrontare alcune forme radicali della “teologia della liberazione”, ma alcune sette religiose e insistere su una “teologia testimoniante”.
Mons. dal Covolo durante la sua missione in Brasile ha incontrato altri vescovi e cardinali. Quali temi avete affrontato?
Ho incontrato l’Arcivescovo di San Paolo, il cardinale Scherer, con alcuni Ausiliari, e ad Aparecida il Presidente della Conferenza Episcopale Brasiliana, il cardinale Assis. La seconda tappa è stata Campogrande, dove ho firmato una convenzione con l’Università Cattolica Don Bosco. Poi Brasilia, sede di una prossima affiliazione lateranense: è il quadriennio teologico del Seminario missionario “Redemptoris Mater”. In questa capitale – la città del sogno di Don Bosco! – sono stati importanti gli incontri con il cardinale Falcão, con l’Arcivescovo della Diocesi e con il Nunzio Apostolico. Dopo Curitiba e Porto Alegre ho raggiunto Rio de Janeiro e Belo Horizonte. A Rio ho incontrato l’Arcivescovo Orani Tempesta, e i suoi Ausiliari, per prevedere e organizzare la partecipazione di una rappresentanza dell’Università Lateranense alla Giornata Mondiale della Gioventù. In tutti questi incontri ho cercato di insistere sull’idea autentica di Università – riferendomi soprattutto al magistero del beato cardinale Newman e di papa Benedetto XVI –, come risposta efficace di fronte all’emergenza educativa che ci fascia. Di fatto, mi convinco sempre di più che noi abbiamo tra le mani una risposta efficace per uscire dalla crisi, anche se a volte non ce ne rendiamo del tutto conto: questa risposta è una Università che funziona bene, cioè una Università che sia luogo inesausto di dialogo tra la fede e la ragione, una fucina fervente di formazione dei formatori.
In Brasile si assiste a un prolificare di sette religiose. Come deve reagire la Chiesa e il popolo brasiliano?
Il popolo brasiliano è festoso e accogliente. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Il rischio è che prevalgano emozioni passeggere, rispetto a convinzioni ben radicate. Oggi la grande sfida che la Chiesa in Brasile deve affrontare non è più quella di alcune forme radicali della “teologia della liberazione”. La sfida riguarda piuttosto le sette religiose, che per
lo più fanno leva sulle emozioni immediate. A fronte di questo duplice rilievo, mi sono persuaso che è decisivo insistere di più su una “teologia testimoniante”, su una “teologia che prega e testimonia il dato di fede”. Noi professori di teologia abbiamo una deformazione professionale: quasi senza accorgercene, riteniamo definitiva la fides quae creditur, cioè i
contenuti oggettivi dell’atto di fede. Viceversa, la fede che è creduta non può stare senza la fides qua creditur; non può stare, cioè, senza la testimonianza personale di chi crede.
Non per nulla le parole-testamento di Gesù, proprio quelle che ho scelto come mio motto episcopale, sono queste: Eritis mihi testes! Voi, miei discepoli – continua a ripetere il
Maestro –, voi sarete i miei testimoni, con la vostra vita di ogni giorno!
L’anno prossimo il Brasile ospiterà la GMG. Come la Chiesa brasiliana sta preparando questo evento?
Davvero, nella Chiesa brasiliana fervet opus, in maniera impressionante. Una cosa che mi ha colpito è stata la visita all’Arcivescovado di Rio, dove sono stato ospitato in quello che,
dopo le opportune ristrutturazioni, dovrà essere l’appartamento del Papa. Significativa è stata la visita del settimo piano dell’episcopio: lo spazio è già interamente allestito, con le
più sofisticate attrezzature informatiche e con una sapiente lottizzazione degli ambienti, per le esigenze organizzative e logistiche della Giornata. Nel complesso, è un’attività generosa, che – ne sono certo – porterà frutti copiosi, non solo all’America Latina, ma a tutta la Chiesa e al mondo, grazie alla promessa di Gesù: “Andate dunque… Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo” (Matteo 28,19-20).