“Un gesto di vicinanza al cardinale George Pell, ma il Papa ha ben chiaro che le finanze vanno ripulite, è il mandato che ha accettato al momento dell’elezione. E andrà avanti finché non avrà terminato il suo compito”. È da sempre considerato uno dei più stretti alleati di Papa Francesco, uno dei suoi fedelissimi all’interno della Curia Romana: il cardinale tedesco Walter Kasper, teologo di fama internazionale e considerato uno dei grandi elettori di Bergoglio nel conclave del 2013, parla a Il Giornale dopo i recenti scandali e la defenestrazione del cardinale Angelo Becciu, accusato, non ancora formalmente dalla magistratura vaticana, di peculato per trasferimenti di fondi dall’Obolo di San Pietro alla Caritas di Ozieri, Sassari, per esser poi utilizzati dalla cooperativa sociale del fratello.
Cardinal Kasper, nel bel mezzo di questa tempesta il Papa ha chiamato il cardinale Pell dall’Australia…
L’ho saputo, anche se non credo che tornerà a lavorare sulle finanze vaticane, ormai è emerito come me! Ma il Papa vuole sicuramente mostrargli vicinanza e amicizia per ciò che ha subito.
Il Papa però sta dimostrando che vuol fare pulizia, no?
È vero, il Papa vuole ripulire il Vaticano, soprattutto in questo ambito della finanza, ma non ho seguito da vicino le ultime vicende del cardinale Becciu. C’è da dire però che Francesco da tempo ha intrapreso questa strada…
Ci può spiegare meglio?
Quello di mettere a posto le finanze vaticane è un compito che ha accettato dai cardinali quando fu eletto. Se ne parlò nel pre-conclave, quando in tanti rimasero sconvolti per lo scandalo Vatileaks e per ciò che venne fuori. Da quel momento Francesco decise di pulire e rinnovare la Curia Romana. Ovviamente sappiamo tutti, ma lo sa bene anche lui, che questo è un processo molto duro e non facile. E soprattutto sa che per portarlo a termine ci vuole molta fatica.
Qualcuno insinua però che il Papa sia rimasto solo e che il pontificato perda pezzi…
Non è affatto cosi! Figuriamoci! Il fatto è che rinnovare e riformare un’istituzione come la Curia Romana, che è molto antica e complessa non è cosa facile, il Papa fa ciò che può! Non è solo un problema organizzativo: ci vuole anche un cambiamento interno delle persone, cambiare la loro mentalità nel profondo, cambiare certi rituali e questo non può esser fatto da un giorno all’altro!
In questi anni Francesco, non a caso, si è fatto tanti nemici in Curia…
Ci sono delle persone che non vogliono le riforme, è evidente, ma non so sinceramente quanti siano. La situazione non è semplice, ma il Papa è deciso ad andare avanti: un rinnovamento è necessario, non si può lasciare tutto così com’è, questo è chiaro. Già Benedetto XVI aveva cominciato il cammino di riforma e adesso Francesco continua quel percorso.
Secondo lei la colletta per l’Obolo di San Pietro, il prossimo 4 ottobre, risentirà di questi ultimi scandali che riguardano proprio i soldi della carità del Papa?Ovviamente queste vicende sono terribili, rappresentano uno scandalo per i fedeli e anche il Papa è scandalizzato per queste cose. Tutto ciò però non deve far fermare la Chiesa: è un processo difficile ma è necessario cambiare le cose in meglio, e sappiamo che non si può fare in un attimo, con un comando immediato.
Un modo per cambiare ad esempio è la centralizzazione delle risorse finanziarie, un processo di riforma che il Papa ha chiesto già due anni fa e su cui si sta lavorando. Secondo lei è la strada giusta?
Penso sia necessario, ci vuole una organizzazione precisa, un centralismo e un certo controllo. In una istituzione come la Santa Sede è fondamentale. E soprattutto è importante che ci siano sempre più controlli sulle finanze: in Germania si fa ormai da tanto tempo, in Vaticano, per fortuna, le cose stanno andando anche in questo senso.
Fabio Marchese Ragona
(intervista pubblicata nell’edizione odierna del quotidiano Il Giornale)