Quando ieri mattina è stato riferito a Papa Francesco che un gruppetto di attivisti evangelici aveva manifestato vicino alla Sala Stampa Vaticana invocando l’abolizione del “segreto” e la “trasparenza” in vista del summit sugli abusi, il Pontefice ha voluto ribadire, ancora con più forza ai suoi consiglieri, che dopo questa conferenza che inizierà domani le cose dovranno radicalmente cambiare. Volenti o nolenti. Nulla potrà esser più come prima.
La parola d’ordine, ha chiesto il Papa, dev’essere proprio trasparenza. Sarà questo, infatti, uno dei temi principali dell’incontro sulla tutela dei minori che vedrà come protagonisti vescovi in arrivo da tutto il mondo e che sarà affrontato, nell’ultimo giorno di lavori dal cardinale tedesco Reinhard Marx, uno dei sei porporati consiglieri di Francesco. Alla vigilia del vertice, però, a far sentire la propria voce ci hanno pensato anche i superiori maggiori dei religiosi e delle religiose: con un comunicato congiunto hanno messo in chiaro che “l’abuso di bambini è un male ovunque e in ogni tempo” e che “questo punto non è negoziabile”.
Un assist per il Papa, con i consacrati che si presentano al summit pronti a dar battaglia qualora ci fosse qualche minimo tentennamento da parte di qualcuno. “Un incontro di tre giorni è un tempo breve”, scrivono però i religiosi e le religiose, “tuttavia crediamo che con i venti del cambiamento che soffiano sulla nostra Chiesa, possano essere avviati importanti processi di rendicondazione responsabile. Abbassiamo il capo per la vergogna”, aggiungono, “quando ci rendiamo conto che tali abusi si sono verificati nella nostre Congregazioni. Abbiamo imparato che coloro che abusano nascondono deliberatamente le loro azioni e sono manipolatori”.
Che la questione sia diventata troppo urgente lo sostiene anche don Carmine Arice, padre generale del Cottolengo e membro dell’Unione dei Superiori Generali che a Il Giornale spiega: “Per superare il problema serve un’attenzione maggiore alla formazione umana e spirituale dei candidati alla vita religiosa: è come se fossimo diventati dei burocrati del sacro e questo ha fatto abbassare la soglia d’attenzione verso la formazione”. Attenzione che a dire di padre Arice va riservata anche ai preti pedofili: “Come prima cosa”, spiega, “bisogna pensare alle vittime, sostenerle e curarle, ma non vanno dimenticati i carnefici, bisogna metterli in condizione di non commettere più reati e serve attenzione anche per loro, nel rispetto della giustizia”.
Intanto, ieri, un gruppo di laici ha manifestato in piazza a Roma contro pedofilia e omosessualità nella Chiesa. L’evento è stato organizzato da personalità del mondo cattolico tradizionalista: tra questi lo storico Roberto de Mattei, che ha definito Bergoglio un Papa “cripto-eretico”. A distanza di qualche ora, poi, è apparsa in rete sul blog di Sandro Magister una lettera, rivolta ai partecipanti al vertice vaticano, firmata dai cardinali Raymond Burke e Walter Brandmüller (due dei quattro porporati dei famosi “dubia”). “Di fronte alla deriva in atto nella Chiesa”, scrivono criticando apertamente il summit organizzato da Francesco, “sembra che il problema si riduca a quello degli abusi dei minori, che è solo parte di una crisi ben più vasta. Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali, ma la prima responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche voi? Ai nostri dubia non c’è stata risposta del Papa, vi incoraggiamo ad alzar la voce per salvaguardare l’integrità della dottrina della Chiesa”.
Articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano Il Giornale