Abusi, veleni e veline

L’ora dei veleni e delle veline. A pochi giorni dall’inizio in Vaticano del summit sugli abusi, non sono pochi coloro che dentro le mura leonine parlano già di resa dei conti in arrivo. Francesco, nei giorni scorsi, ha lanciato qualche segnale, soprattutto a chi, approfittando del momento delicato in arrivo, ha pensato di approfittarne per tendergli l’ennesima trappola, l’ennesimo sgambetto nella speranza che questo pontificato si concluda bruscamente.

Bergoglio ha già fatto intendere che non ha alcuna intenzione di lasciare la cattedra di Pietro, non vuole dimettersi e non vuole nemmeno prestare il fianco a chi cerca di colpirlo usando proprio la piaga della pedofilia. Non è casuale nemmeno questa volta, infatti, il ben noto tempismo vaticano su due importanti decisioni papali arrivate proprio a ridosso della conferenza sulla pedofilia: da un lato la tanto attesa “cacciata” di McCarrick, l’ex cardinale colpevole di abusi su un minore e di molestie a seminaristi dimesso dallo stato clericale dopo una condanna alla quale non potrà appellarsi. Dall’altro la nomina del cardinale americano Kevin Farrell, già ausiliare di McCarrick a Washington, a camerlengo di Santa Romana Chiesa, uno degli incarichi più importanti d’Oltretevere che richiede la totale fiducia del Pontefice.

Due atti, così in contrasto tra di loro ma anche così legati tra di loro, che precedono la discussione che terrà impegnati per quattro giorni vescovi provenienti da tutto il mondo: alcuni alti prelati arriveranno in Vaticano in cerca di risposte, in cerca di rassicurazioni. Tra questi ci sono proprio gli americani, i più agguerriti con Papa Bergoglio ma allo stesso tempo i più coinvolti nelle questioni che riguardano gli abusi nella Chiesa, tanto che in uno degli incontri tra Francesco e i vertici della Conferenza Episcopale Americana dei mesi scorsi, il Pontefice aveva chiaramente invitato i vescovi statunitensi a risolvere prima di ogni cosa i problemi in casa propria.

Nonostante ciò, alla vigilia del summit è arrivata una mano tesa di Francesco all’episcopato statunitense, attraverso la nomina del cardinale Farrell e il provvedimento contro McCarrick. Un primo passo, certo, ma anche un segnale forte a chi considera monsignor Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio apostolico negli USA e autore del dossier avvelenato su McCarrick, il vero vincitore morale di tutta la faccenda. Intanto, ieri, al termine del’Angelus, il Papa ha lanciato l’ennesimo appello: “Da giovedì a domenica prossima”, ha detto, “avrà luogo in Vaticano un incontro dei Presidenti di tutte le Conferenze Episcopali sul tema della protezione dei minori nella Chiesa. Invito a pregare per questo appuntamento, che ho voluto come atto di forte responsabilità pastorale di fronte a una sfida urgente del nostro tempo”.

Un appello che qualcuno ignorerà deliberatamente, cercando di scardinare il sistema utilizzando come mezzo di disturbo anche un libro sull’omosessualità in Vaticano che uscirà proprio il 21 febbraio, la giornata inaugurale del summit. Nel volume intitolato “Sodoma” e firmato da un sociologo francese omosessuale si spargono nuovi veleni presentati come ricerche sociologiche prive di dati o documentazione a supporto.

Un tentativo anche questo per condizionare l’incontro di quattro giorni sulla protezione dei minori e che ricorda tanto quanto accaduto nell’ottobre 2015, quando, alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, l’ex monsignore Krzysztof Charamsa, fino ad allora dipendente vaticano, attese l’inizio del Sinodo per organizzare una conferenza stampa in cui annunciò di essere gay e di avere un fidanzato. Un coming-out che però non riuscì a condizionare le decisioni dei padri sinodali. A distanza di oltre tre anni chi vuol indebolire il Papa ci riprova anche con un libro. Ma Francesco sa bene che si tratta soltanto di veline e di veleni.

Articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano Il Giornale