“Il dialogo con l’Islam non sia motivo per dimenticare gli atti terroristici. Ci sia una condanna reale e chiara del mondo musulmano cosiddetto moderato. E non dite che questi terroristi sono solo dei pazzi”. Il Cardinale Velasio De Paolis, Presidente Emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, commenta l’attentato in Normandia che sta sconvolgendo il mondo cattolico con l’uccisione di Padre Jacques Hamel.
Eminenza come state vivendo in Vaticano questi momenti con attacchi terroristici di matrice islamica in Europa?
Ormai possiamo dire che stiamo vivendo momenti di pura follia. Non possiamo che pregare e condannare.
Ieri in Francia è stato sgozzato un prete, è la prima volta che succede in un paese europeo…
Mancano davvero le parole per esprimere qualsiasi sentimento. Chi mai avrebbe immaginato una cosa del genere? E il fatto che sia successo dentro una chiesa suscita ancora più dolore, molto di più rispetto a tanti altri atti barbari che sono avvenuti. Cosa c’è di più grave di uccidere un prete o dei fedeli? O magari dei bambini? L’orrore è tantissimo…
Il Papa ha condannato ogni forma di violenza e di odio…
Il Papa fa bene a intervenire e a condannare. Dovrebbero farlo però anche i musulmani moderati, dovrebbero associarsi senza tentennamenti alle parole di condanna.
Il Papa vuole fortemente che ci sia dialogo tra Santa Sede e Islam. Secondo lei serve il dialogo?
Il dialogo si dovrebbe sempre fare, altrimenti facciamo muro contro muro. Però il dialogo non deve essere motivo per dimenticare gli atti terroristici come questo. Purtroppo spesso quando si dialoga ci si dimentica di quanto è avvenuto.
In che senso?
Che dovremmo essere capaci di fare dialogo e purtroppo spesso ci si appella al dialogo con l’Islam quasi per evadere il discorso e le cose rimangono sempre come prima. Il dialogo è possibile, ma si dovrebbe fare proprio con rispetto reciproco.
L’Islam spesso però ha condannato gli atti terroristici, prendendo le distanze…
Se c’è una condanna banale, anche senza impegno, allora è senza senso. Non c’è dialogo se una comunità non riesce a condannare nemmeno in modo evidente, palese, convinto, direi quasi universale, questi fatti ed episodi.
Sempre più spesso però si dice che a compiere questi attentati sono degli squilibrati, dei malati di mente…
Tutti pazzi eh? Come mai si dice che sono pazzi e poi uccidono in modo così preciso? O sono pazzi o non sono pazzi! Qui c’è dietro una strategia che forse ancora non emerge bene. E’ una strategia per confondere, rendere la vita impossibile, per incutere paura e timore generalizzato. Vogliono dimostrare che sono una potenza, ma non vinceranno.