L’assist di Putin e Castro al Papa

Raul y Papa

Raul Castro e Papa Francesco

L’assist a Papa Francesco questa volta è arrivato da due pezzi da novanta dello scacchiere internazionale: Vladimir Putin e Raùl Castro. Dietro l’incontro storico tra Bergoglio e il Patriarca russo Kirill in programma il prossimo 12 febbraio a L’Avana c’è infatti anche lo zampino del presidente russo e di quello cubano che negli ultimi mesi hanno lavorato a stretto contatto per render possibile insieme alla diplomazia vaticana, dopo decenni di tentativi caduti nel vuoto, il primo abbraccio della storia tra il Pontefice e il capo della chiesa ortodossa russa.

Da un lato c’è Bergoglio che, a sorpresa, a pochi giorni dalla partenza per il viaggio in Messico, ha deciso di fare un cambio di programma e far tappa per qualche ora a Cuba per incontrare Kirill, dall’altro c’è  proprio il Patriarca, che ha accettato di incontrare il “Vescovo di Roma” su territorio neutro, a L’Avana, l’isola caraibica dove la massima autorità della chiesa russa si troverà in visita su invito del presidente Castro, il vero grande mediatore di questo capolavoro della “diplomazia della tenerezza” firmato Bergoglio.

Dopo aver ottenuto, grazie al Papa, il disgelo con gli Stati Uniti d’America, il presidente cubano ha tenuto fede all’impegno, ovvero spendersi in prima persona per realizzare l’incontro tra il Papa e Kirill: l’8 maggio dello scorso anno Castro aveva incontrato a Mosca il Patriarca e in quell’occasione, dopo i contatti avviati con Papa Francesco, aveva ribadito al capo della chiesa ortodossa russa il desiderio del Pontefice di incontrarlo.

Qualche giorno prima aveva incontrato anche il presidente Putin, che negli anni ha mantenuto ottimi rapporti con Bergoglio e che ha avuto un ruolo fondamentale nei contatti per il sì definitivo di Kirill.
Di ritorno da Mosca, Castro, si era fermato a Roma dove aveva incontrato Francesco per discutere della visita pastorale nell’isola caraibica; durante l’incontro a Santa Marta, il presidente cubano avrebbe riferito al Pontefice anche dei colloqui avuti in Russia, proponendo L’Avana come sede di un possibile incontro ecumenico.

Nel giugno successivo, poi, Francesco aveva ricevuto a Roma il metropolita Hilarion, a capo delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca che qualche mese dopo aveva partecipato anche al Sinodo per la Famiglia in Vaticano. Anche in quell’occasione, l’inviato di Kirill aveva aperto alla possibilità di un abbraccio storico, segno di fratellanza.

“Che sia un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà” hanno fatto sapere ieri in un comunicato la Santa Sede e il Patriarcato di Mosca dopo l’annuncio: in effetti al termine dell’incontro tra Francesco e Kirill, che durerà due ore (e in cui si discuterà anche il tema del primato del Papa), verrà firmata una dichiarazione congiunta e ci sarà lo scambio dei doni al quale parteciperà anche Castro. Secondo fonti vaticane interpellate da Il Giornale, il Papa e il Patriarca nel loro documento lanceranno anche un forte appello contro le persecuzioni dei cristiani nell’aerea mediorientale, un appello in difesa della famiglia tradizionale e inoltre si potrebbero gettare le basi per un prossimo futuro incontro ufficiale.

Non è un caso che il Papa durante la conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Turchia, nel novembre 2014, rispondendo alla domanda di un giornalista russo proprio su un possibile incontro con Kirill aveva detto: <<Io gli ho fatto sapere, e anche lui è d’accordo, c’è la volontà di trovarci. Gli ho detto: “Io vengo dove tu vuoi. Tu mi chiami e io vengo”; e anche lui ha la stessa volontà. Ma in questi ultimi tempo, con il problema della guerra, il poveretto ha tanti problemi lì, che il viaggio e l’incontro con il Papa è passato in secondo piano. Ma tutti e due vogliamo incontrarci e vogliamo andare avanti>>.