“A Medjugorje nessuna baracconata” Intervista a Mons. Domenico Sigalini

Medjugorje

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Parole dure quelle di Papa Francesco sull’ansia di novità di chi segue i veggenti ad orologeria; nell’omelia della messa a Santa Marta Francesco è tornato a tuonare contro i fenomeni delle rivelazioni private dicendo: “”Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? Per esempio, no? E vivono di questo. Questa non è identità cristiana”. Abbiamo chiesto un parere al vescovo di Palestrina, Mons. Domenico Sigalini.

Un monito quello del Papa che arriva qualche giorno dopo le sue parole su Medjugorje (“stiamo per prendere una decisione”) e che precede un pronunciamento della Santa Sede sui fenomeni della cittadina bosniaca. In tanti hanno letto nelle parole di Francesco un voler frenare gli entusiasmi di chi è sempre stato convinto delle aperture del Papa sul caso che da 34 anni raduna centinaia di migliaia di persone.

Monsignor Domenico Sigalini, cosa pensa delle parole del Papa sui veggenti? Si riferiva a Medjugorje?
«Non credo – risponde il vescovo di Palestrina – che si possa rispondere e interpretare così facilmente ciò che intendesse dire Papa Francesco. Affidiamoci alla semplicità delle parole del Santo Padre…».

Come nasce la Sua devozione verso questo luogo meta di tanti pellegrinaggi?
«Da Palestrina partivano e partono tanti pellegrini per Medjugorje e nella mia diocesi si sono pure costituite alcune belle associazioni di preghiera, di vita caritativa e di contemplazione, guidate o da persone convertite a Medjugorje o molto rinnovate cristianamente a partire da pellegrinaggi e visite».

Quante volte è stato lì?
«Ci sono andato ogni anno di episcopato, cioè dieci volte».

Che atmosfera ha respirato in quel luogo?
«Ho partecipato a tanta preghiera, a tante confessioni e salite faticose e oranti ai due luoghi più importanti delle prime apparizioni. Non ho mai visto fenomeni da baraccone, ma sempre silenzio e tanta preghiera».

Ha assistito a conversioni?
«Non ho assistito mai, perché le conversioni avvengono nella calma dello Spirito, si attuano nella vita quotidiana e nelle opere di carità che non sono mai di un momento».

Sa o conosce persone che son guarite dopo un viaggio a Medjugorje?
«Di guarigioni spirituali tante, fisiche o da malattie ne ho solo sentito parlare».

Lei ha mai accolto i veggenti di Medjugorje nella sua diocesi?
«Ci sono stati finché la Santa Sede non ci ha fatto capire che è meglio evitare perché forse le apparizioni venivano percepite dai fedeli come soprannaturali e questo non è possibile né dirlo, né negarlo».

Che pensa dei veggenti?
«Ne conosco solo alcuni: per me sono persone serie, motivate, cui la vita non regala né salute, né fortuna, né vita di famiglia facile. Sono preoccupati di rendere testimonianza a ciò che hanno provato, dentro una umanità normale. Una vita sempre in salita dalle prime persecuzioni fino alle incomprensioni di oggi».

Il Papa entro fine mese ha parlato di un pronunciamento su Medjugorje. Ci saranno sorprese?
«Secondo me ci saranno indicazioni pastorali per aiutare i pellegrini a centrare tutto su Gesù e ad avere fiducia e speranza, a convertirsi sempre. I fatti di Medjugorje sono molto diversi da altre apparizioni, e credo che la Chiesa finché saranno vive le persone coinvolte non prenderà posizione sulle cosiddette apparizioni».

Si tratta di eventi soprannaturali?
«Io ho sempre detto e aiutato i fedeli a non affermare che sono soprannaturali, perché finora non si hanno motivi validi per affermarlo, ma nemmeno a prenderle sotto gamba. La fede non è qualcosa da mettere in tasca e basta, ma sempre da accogliere dalla tenerezza di Dio e dalla creatività dello Spirito Santo e conformarvi la nostra vita».

(Intervista per Il Giornale)