“Parolin, il fratello maggiore di Curia”
Il racconto del Card. Giovanni Lajolo

Mons. Pietro Parolin

Il giorno di Pietro Parolin. Da oggi l’ex nunzio in Venezuela è il nuovo Segretario di Stato di Francesco. Diplomatico giovane e umile, Parolin oggi sarà presentato alla Curia dopo il passaggio di consegne con il Segretario di Stato uscente, Tarcisio Bertone. Ma chi è Pietro Parolin? Un ritratto inedito del nuovo primo collaboratore del Papa ce lo da il suo ex superiore, il Cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato Vaticano ed ex Segretario per i Rapporti con gli Stati (il “ministro degli esteri” vaticani). “Don Pietro” era il vice del card. Lajolo ma, racconta il cardinale, per tutti era come un fratello maggiore.

Cardinale Lajolo, Lei è stato per tre anni il “capo” di Mons. Parolin, nominato dal Papa nuovo Segretario di Stato. Che ricordo ha di lui?
Ricordo che mons. Parolin mi aveva accolto alla Sezione per i Rapporti con gli Stati, di cui era sottosegretario quando io venni chiamato dalla Germania, dove ero Nunzio Apostolico, a guidare quella sezione della Segreteria di Stato  come Segretario, nel novembre del 2003. Era Papa Giovanni Paolo II, e Segretario di Stato il Cardinale Sodano. Lo ebbi quindi come primo collaboratore nell’ultimo anno e mezzo del Pontificato di Giovanni Paolo II e nel primo anno e mezzo del Pontificato di Papa Benedetto XVI. Con grande semplicità e altrettanta competenza m’introdusse nel nuovo lavoro: fu, per così dire (e questo lo dicevo già allora) il “mio maestro”!

Il Card. Giovanni Lajolo

 

Lei lo conosce bene, qual è il profilo di questo nuovo Segretario di Stato?
E’ una personalità interiormente molto ricca, ma ammantata di grande semplicità, Dagli altri collaboratori veniva considerato non come un “superiore”, ma piuttosto come un fratello maggiore. Conosceva a fondo le questioni dei diversi Paesi, per un studio attento degli atti, ed esprimeva il suo pensiero con grande chiarezza, ma senza mai volersi imporre. E’ proprio per questo era accettato. In breve, una personalità molto gradevole. Come sacerdote era sempre aperto in primo luogo alle esigenze pastorali , non solo nella soluzione dei problemi d’ufficio, ma anche attraverso un servizio attivo.

 

Secondo Lei perché il Papa lo ha voluto come Segretario di Stato?

 Non sono in grado, ovviamente, di conoscerne le ragioni. Ravviso comunque alcune ragioni oggettive che fanno apprezzare moltissimo questa nomina. Ad esempio il fatto che sia un nunzio apostolico e la scelta di un uomo della diplomazia vaticana, con una diretta esperienza di diverse rappresentanze pontificie in varie parti del mondo, appare molto indicata. Inoltre Mons. Parolin è stato fino ad oggi Nunzio Apostolico in un Paese dell’America Latina, dove vive la maggior parte dei cattolici del mondo, e ha svolto il suo servizio proprio in quel Paese che negli anni recenti può considerarsi il più difficile per i rapporti tra Chiesa e Stato: il Venezuela di Chavez. Mons. Parolin ha anche queste “carte” in suo favore, come il fatto di avere una comprovata conoscenza della Curia Romana per la sua attività in Segreteria di Stato.

Durante il servizio come sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, Mons. Parolin si occupò di Vietnam e compì diversi viaggi in Cina, allacciando i primi contatti. Pensa che i rapporti con la Cina saranno uno dei temi forti che segneranno il servizio del futuro Segretario di Stato?
Non c’è dubbio che la Chiesa in Cina, la libertà della Chiesa e della religione (la libertà di tutti!) in quel grande Paese costituisca un interesse prioritario per la Santa Sede. L’esigenza di libertà è intrinseca all’uomo, e spinge inevitabilmente a nuove condizioni sociali e culturali. Le libertà nei diversi settori della vita umana (economia, cultura, politica, religione) sono indissolubilmente intrecciate tra di loro.  Per varie ragioni vi sono, comprensibilmente, forze potenti, interessi di partito e personali, che si oppongono alle necessarie e a lungo andare inevitabili aperture. Ma è Dio che conduce la storia e ne stabilisce i tempi. Non dubito che Mons. Parolin, accanto a Papa Francesco, sarà un valido strumento nelle mani della Divina Provvidenza.

C’è anche un aneddoto curioso che riguarda Lei e Mons. Parolin…
E’ un aneddoto veramente molto personale. Lo racconto perché rivela l’uomo Parolin. Quando Benedetto XVI mi nominò Presidente del Governatorato, prima di lasciare l’ufficio di Segretario per i Rapporti con gli Stati chiesi a Mons. Parolin di indicarmi quale, secondo lui, era il difetto principale che in quei tre anni di familiarità nel servizio della Santa Sede aveva riscontrato in me. Mons. Parolin dapprima si rifiutò, ritenendo che non spettava a lui di giudicare un suo Superiore. Ma io gli dissi che era suo dovere dirmelo, perché la “correctio fraterna” è indicata  come un dovere da Nostro Signore. Mons. Parolin si riservò allora di pensarci, e dopo qualche giorno, su mia rinnovata richiesta, mi disse, con estremo riguardo, quello che lui avvertiva come un mio “limite”. Non potei che convenire che aveva perfettamente ragione. Se poi io sia stato capace di far tesoro delle sue parole… è un’altra questione! Non dubito che, per queste e tante altre ragioni, Mons. Parolin saprà ben figurare accanto a Papa Francesco, come suo primo collaboratore.