Mancano pochi giorni alla prima udienza del processo contro Paolo Gabriele. l’ex maggiordomo del Papa accusato di aver trafugato dei documenti riservati dalla scrivania del Pontefice. Tra i tanti testimoni sentiti dalla magistratura vaticana durante l’inchiesta c’è anche Mons. Georg Gänswein, il segretario particolare di Benedetto XVI, che in una delle udienze potrebbe salire sul banco dei testimoni per dare la sua versione dei fatti.
“In linea di principio è possibile che Mons. Gänswein vada in aula a testimoniare. Saranno accusa e difesa a decidere se convocarlo”, fanno sapere dal Vaticano e lo stesso discorso vale per le memores che curano l’appartamento di Benedetto XVI (anche loro già sentite dagli inquirenti). Le laiche consacrate e il monsignore tedesco (secondo molti uno dei bersagli dei corvi) risultano infatti già nell’elenco dei testimoni sentiti e quindi a disposizione per eventuali approfondimenti.
Si legge nella requisitoria del promotore di giustizia della Santa Sede, Nicola Picardi, “Il 19 maggio 2012 è stato pubblicato il già citato volume di Gianluigi Nuzzi Sua Santità. Il 21 successivo si è svolta una riunione della “Famiglia Pontificia”, riunione di cui era preventivamente informato il Santo Padre. Erano presenti Mons. Georg Gänswein, Segretario particolare di Sua Santità, Mons. Alfred Xuereb, Prelato d’Onore di Sua Santità, Suor Birgit Wansing, le quattro memores e Paolo Gabriele.
Mons. Georg Gänswein, dopo aver riferito che nel volume erano inseriti documenti riservati, ha chiesto a ciascuno dei presenti se avesse consegnato documenti al giornalista. A fronte delle risposte negative dei presenti, Mons. Georg Gänswein ha fatto presente al Gabriele che «due lettere pubblicate nel volume “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI” certamente lui (Gabriele) aveva avuto per le mani in quanto (egli Mons. Georg Gänswein) aveva chiesto a lui di preparare una risposta e che inoltre non erano uscite dall’ufficio.
Gli ho anche indicato un appunto di P. Lombardi relativo al caso (…) che certamente non era uscito dall’ufficio. Avendogli detto davanti a tutti che questo, pur non dando la prova, creava un forte sospetto nei suoi confronti, ho avuto come risposta una negazione decisa e assoluta del fatto» (teste Gänswein 18 luglio 2012, doc. 136). La teste O (stessa data, doc. 135) ha precisato, in proposito, che «egli (il Gabriele) non soltanto ha negato in modo fermo e deciso ogni sua responsabilità ma ha chiesto con molta meraviglia come questi sospetti fossero potuti nascere nella mente di Mons. Georg Gänswein ». Circostanze queste, confermate dalle testi M, già citata, e N, un’altra delle memores (stessa data, doc. 137).
In aula, se convocato, Padre Georg potrebbe fornire altri dettagli sulla riunione della “famiglia pontificia” e sulle mansioni di Paolo Gabriele. Lo stesso monsignore tedesco durante gli interrogatori ha fornito questa descrizione dell’ex aiutante di camera del Papa: «Era persona che aveva bisogno comunque di essere continuamente instradato e guidato. Era un esecutore a cui quindi non si potevano affidare compiti di natura diversa, anzi talvolta era necessario ripetere le cose più di una volta.
Comunque avendolo conosciuto dopo circa un anno ho ritenuto che potesse svolgere anche qualche compito di ordinaria amministrazione o routinario in relazione al mio Ufficio. Erano comunque sempre cose semplici. Tutto al più, qualche lettera in lingua italiana e di amministrazione molto ordinaria. Mi è comunque sembrato una persona onesta della cui lealtà non si poteva dubitare ed è proprio per questo che gli ho potuto affidare qualche compito da svolgere in ufficio… che gli ha consentito quindi di essere presente nello stesso. Non gli ho mai trasmesso o fatto vedere documenti riservati né tantomeno ho chiesto a lui di preparare le risposte in questi casi. Lui comunque essendo presente era in grado di poter seguire il flusso dei documenti ancorché non il contenuto».