A “Stanze Vaticane – Tgcom24” parla il neo cardinale Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago di Capo Verde, uno dei nuovi 15 porporati nominati da Papa Francesco. Alla guida di una delle più antiche diocesi africane, il futuro cardinale racconta la sua storia e il perché della sua nomina.
Eminenza, come ha saputo della sua nomina a cardinale? Se lo aspettava?
Ero all’interno di una parrocchia dell’Isola di Santiago, mi stavo preparando per iniziare la celebrazione eucaristica quando un sacerdote mi ha chiamato per congratularsi con me, dicendomi che ero stato nominato cardinale da Papa Francesco. E’ stata una sorpresa totale perché non avevo avuto alcun segno in tal senso. All’inizio non credevo che fosse vero, ma poi ho avuto conferma della nomina. E’ stata una piacevole sorpresa per la Chiesa di Capo Verde.
Com’è nata la sua vocazione?
La mia vocazione è nata grazie a un missionario spiritano svizzero, il mio parroco, grazie alla sua generosità e dedizione al servizio dei poveri e della Chiesa. Mi aveva colpito molto e da lì si risvegliò in me il desiderio di diventare come lui, avere una vita simile alla sua, perché era così buono per le persone e la comunità. Si svegliò in me quindi questo interesse per la Chiesa. Nel 1963 il parroco mi inviò al seminario di San Giuseppe e mi diede tutta l’assistenza necessaria per seguire la mia vocazione.
Lei è il primo cardinale di Capo Verde, che significato assume questa nomina per il suo Paese?
Si tratta di una nomina gratificante per noi. Penso che sia il riconoscimento di un certo percorso intrapreso dalla Chiesa di Capo Verde e il conseguente sforzo nel lavoro di evangelizzazione che continua ancora oggi. E’ noto che la Chiesa di Capo Verde è la più antica diocesi dell’Africa sub-sahariana per i suoi 500 anni di vita e ha avuto la responsabilità per l’evangelizzazione della maggior parte dei paesi dell’Africa occidentale, dal Senegal alla Sierra Leone. Quindi penso che è la vocazione/azione missionaria della Chiesa in questa isola a esser premiata con questa mia nomina.
La sua è una terra di diaspora, di migranti. Forse il Papa ha voluto dare un segnale forte con questa nomina?
Capo Verde è davvero una terra d’immigrazione e per fortuna i nostri cristiani immigrati anche nei vari paesi ospitanti hanno cercato di contribuire all’affermazione e al consolidamento della comunità. Questo è gratificante per noi ma non credo che questo abbia avuto un certo peso per la mia nomina. Credo che il fattore più importante sia stato tutta la storia della chiesa a Capo Verde, per il suo cammino cristiano e di evangelizzazione, per il suo attuale impegno a continuare in questa crescita della Chiesa.
Come vivono i suoi fedeli il pontificato di Papa Francesco?
Papa Francesco è un uomo che crea grande impatto sulle persone e gode di molta simpatia. Anche a Capo Verde è molto amato, ammirato e ascoltato, anche da persone che non appartengono alla Chiesa cattolica. Tutti ascoltano e ammirano il Papa e nutrono un grande apprezzamento per lui. È un uomo del nostro tempo! Con la sua personalità e il suo stile comunicativo, Papa Francesco ha suscitato in molti capoverdiani che si erano allontanati, un interesse per la fede e la Chiesa e ha portato la gente ad avvicinarsi di nuovo alla Chiesa e alla fede. Questo è un grande arricchimento!
Ha avuto modo di parlare con il Papa? Cosa vi siete detti?
Ho avuto due incontri con il Santo Padre, uno a fine novembre e un altro ai primi di dicembre (2014). E’ un uomo molto aperto, ben informato sul nostro paese e sulla Chiesa a Capo Verde. Ha voluto parlare della pastorale a Capo Verde, una pastorale che dev’essere aperta, accogliente, inclusiva e che cerchiamo di attuare. Ha voluto parlare e sottolineare l’importanza della matrice materna della pastorale della Chiesa.
La vostra è una delle diocesi più antiche dell’Africa e allo stesso tempo si trova “alla fine del mondo”. Il Papa perché privilegia “gli ultimi” del mondo e non più le grandi diocesi?
Nel 2033 si celebrerà il 500° anniversario della creazione della Diocesi di Santiago. La nostra è la più antica diocesi in Africa a sud del Sahara. Il nostro percorso è ricco, interessante, e il Papa ha considerato questi elementi per la nomina. Nel contesto delle chiese diocesane e della Chiesa universale, la nostra storia può essere utile ed essere un punto di riferimento per le altre chiese che si trovano ad affrontare alcune sfide, per consolidare il proprio cammino e compiere la propria missione.
Penso che noi cardinali provenienti dai paesi considerati periferici possiamo promuovere l’immagine e la realtà di una Chiesa più inclusiva e più universale, nella misura in cui tutte le regioni del mondo hanno qualcosa da dare e di ricevere, per l’arricchimento di tutta la Chiesa. Essendo la Chiesa una famiglia, è il desiderio del Santo Padre che, in questa famiglia, nessuno venga dimenticato.
In che condizioni vivono le persone a Capo Verde? C’è molta povertà?
Capo Verde, come molti altri paesi, ha vissuto a lungo situazioni di grande povertà e ha ancora circa il 23% dei cittadini che vivono in povertà. Questo dato richiede molta attenzione, impegno e l’azione comune del governo, di istituzioni private e della Chiesa, per il bene comune, per le pari opportunità e lo sviluppo umano.
La chiesa ha cercato di sviluppare, attraverso la Caritas, dopo l’indipendenza (1975), la promozione della dignità umana e dello sviluppo sostenibile. Alcuni si aspettano molto di più da parte della Chiesa, ma le condizioni sono molto limitate. Come Chiesa sviluppiamo progetti rivolti in primo luogo alle famiglie e alle comunità povere, per il miglioramento della qualità della vita in tutti gli aspetti: economici, educativi, morali e civili.
Da primo cardinale di Capo Verde cosa spera di realizzare nel suo Paese?
Beh, io sono vescovo di Santiago di Capo Verde e continuerò a svolgere nel migliore dei modi il mio ruolo di pastore della Chiesa di Santiago di Capo Verde. Non penso molto a quello che posso fare nel mio paese. Penso che da cardinale farò tutto quanto in mio potere per dare una buona immagine e ben rappresentare il nome del mio paese in ogni “forum” in cui parteciperò secondo la missione che mi ha affidato Papa Francesco.