Il Vaticano: “Azione militare in Iraq necessaria”

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Il tempo delle parole è finito. In queste ore il Vaticano e la Chiesa cattolica stanno mettendo in campo tutte le risorse possibili per mettere fine alle persecuzioni di cristiani e yazidi da parte degli jihadisti in Iraq. Il Vaticano a sorpresa approva i raid americani: “L’azione militare forse è necessaria”. La Conferenza Episcopale Francese d’accordo: “Chiediamo di usare la forza”.

A parlare a Radio Vaticana è Mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra: “L’azione militare forse in questo momento è necessaria“, dice Tomasi,  “ma mi pare anche urgente fare in modo che, coloro che forniscono armi e denaro ai fondamentalisti, i Paesi che tacitamente li appoggiano, vengano allo scoperto e smettano questo tipo di supporto, che alla fine non fa del bene né ai cristiani né ai musulmani”.

I vescovi francesi parlano di genocidio e chiedono di “usare la forza in Iraq con pertinenza, giustezza e proporzione” per aiutare le comunità cristiane e yazide vittime innocenti degli integralisti islamici. Un appello molto forte rivolto alla comunità internazionale in queste ore impegnata a difendere le minoranze cattoliche del Paese con raid aerei mirati contro gli jihadisti o con l’invio di armi ai curdi (come ha fatto la Francia). Con una nota, Mons. Pontier, arcivescovo di Marsiglia e Presidente della Conferenza Episcopale Francese si rivolge alle Nazioni Unite e chiede “di organizzare al più presto la più ferma e rapida delle reazioni, prima che sia troppo tardi”.

 Prima di partire per la Corea anche Papa Francesco, che ha già inviato nel Paese il Card. Fernando Filoni, si è rivolto alle Nazioni Unite, con una lettera spedita il 9 agosto al Segretario Generale, Ban Ki Moon.  “Scrivo a Lei, Signor Segretario Generale”, dice Bergoglio,  “e metto davanti a lei le lacrime, le sofferenze e le grida accorate di disperazione dei Cristiani e di altre minoranze religiose dell’amata terra dell’Iraq. Nel rinnovare il mio appello urgente alla comunità internazionale ad intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso, incoraggio tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l’assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi in conformità con il Preambolo e gli Articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite”.

Un ennesimo appello del Pontefice che in queste ore sta facendo sentire la propria voce ripetutamente anche attraverso i propri “ministri vaticani”, sperando in una soluzione rapida della questione irachena che riporti il Paese alla pacifica coabitazione.  A chiedere uno sforzo ai leader musulmani è Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, guidato dal cardinale francese Jean-Louis Tauran, che con un comunicato chiede “una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte dei responsabili religiosi, soprattutto musulmani, delle persone impegnate nel dialogo interreligioso e di tutte le persone di buona volontà”. Il Pontificio Consiglio “Cor Unum” invece fa sapere che “Il Santo Padre ha contribuito tramite Cor Unum  con una prima donazione, mentre il Presidente del Dicastero è in contatto diretto con il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Louis Raphael I Sako, oltre che per esprimere la sua vicinanza spirituale, per conoscere i bisogni più immediati da affrontare. Attualmente l’azione umanitaria svolta dagli organismi cattolici si sta concentrando in particolare su tre aree: il soccorso di urgenza con derrate alimentari e kit sanitari; l’educazione ai ragazzi; il sostegno psicologico. Sono in corso studi e visite sul posto al fine di predisporre un piano organico di assistenza da parte della Chiesa cattolica nel prossimo futuro, in stretto concerto con il Patriarcato di Babilonia dei Caldei e con la Caritas locale”.