Il Papa, il diavolo e la morte

Il Papa durante una messa a Santa Marta

Nell’omelia di questa mattina a Santa Marta, Papa Francesco è tornato a parlare del demonio (come ha già fatto molte volte in passato) ma ha anche toccato l’argomento della morte.

“Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, ma per l’invidia del diavolo è entrata la morte nel mondo” ha detto il Papa, citando il grande nemico dell’umanità. “Tutti dobbiamo passare per la morte”, ha aggiunto, “una cosa però è passare per questa esperienza con una appartenenza al diavolo e un’altra cosa è passare per questa esperienza dalla mano di Dio. E a me piace sentire questo: siamo nelle mani di Dio dall’inizio”.

Bergoglio è tornato quindi ancora una volta a parlare di Satana, soggetto che il Papa combatte da sempre e che cita in continuazione nelle sue predicazioni per mettere in guardia i fedeli. Soltanto qualche settimana fa, Francesco, aveva ammonito: “Dobbiamo sempre vigilare contro l’inganno del demonio, non dobbiamo essere ingenui. Leggendo questo brano del Vangelo (quello di Luca in cui Gesù scaccia il demonio ma non viene capito) – aveva detto il Papa – molti preti dicono: ma Gesù ha guarito una persona da una malattia psichica. Non leggono questo qui, no? È vero che in quel tempo si poteva confondere un’epilessia con la possessione del demonio – ha continuato Francesco – ma è anche vero che c’era il demonio! E noi non  abbiamo diritto di fare tanto semplice la cosa, come per dire: tutti questi non erano indemoniati; erano malati psichici. No! La presenza del demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del demonio, con la vittoria di Dio sul demonio”.

Un continuo richiamo a questa figura biblica che per il Papa esiste davvero, non solo come immagine del Nuovo e Vecchio Testamento, ma come minaccia reale per la Chiesa: in una delle primissime omelie a Santa Marta Francesco aveva parlato di un “odio verso Gesù e verso la Chiesa e dietro questo spirito” – aveva aggiunto – “c’è il principe di questo mondo”.

Un nemico giurato che il Papa quindi vuol sconfiggere a tutti i costi con la forza della preghiera, per fermare quell’attacco frontale al cuore della cristianità, in atto spesso anche dentro al Vaticano. Non a caso durante l’omelia per la messa dinanzi alla Gendarmeria Vaticana, pochi mesi fa, Francesco aveva puntato il dito contro quei personaggi che, all’interno del piccolo Stato, seminano zizzania con la propria lingua, mettendo gli uni contro gli altri, creando divisioni e polemiche, facendo appunto il gioco del demonio.

“Non sparlare, le chiacchiere sono tentazione del maligno” – aveva detto il Papa ai gendarmi – “Qualcuno di voi potrà dirmi: “Ma, padre, noi come c’entriamo qui col diavolo? Noi dobbiamo difendere la sicurezza di questo Stato, di questa città: che non ci siano i ladri, che non ci siano i delinquenti, che non vengano i nemici a prendere la città. Vi chiedo – ha detto il papa – non solo di difendere le porte, le finestre del Vaticano», ma di difendere «come il vostro patrono San Michele» le porte del cuore di chi lavora in Vaticano, dove la tentazione “entra” esattamente come altrove: «Ma c’è una tentazione… Ma, io vorrei dirla – la dico così per tutti, anche per me, per tutti – però è una tentazione che al diavolo piace tanto: quella contro l’unità, quando le insidie vanno proprio contro l’unità di quelli che vivono e lavorano in Vaticano. E il diavolo cerca di creare la guerra interna, una sorta di guerra civile e spirituale, no? È una guerra che non si fa con le armi, che noi conosciamo: si fa con la lingua». Una lingua armata appunto dalle “chiacchiere”. E questo è ciò “che chiedo a voi”, ha detto il Papa ai gendarmi, “di difenderci mutuamente dalle chiacchiere”.