«Ormai è solo questione di giorni, entro questa settimana». Chi conosce bene Bergoglio sa che non si possono fare previsioni, ma gli indizi portano a pensare che lo spoil system della Curia sia davvero in moto.
Francesco ha passato le ferie a Santa Marta per mettere a punto la nuova squadra di governo, ascoltando uno per uno gli attuali capi dicastero e sentendo anche il parere dei suoi più stretti collaboratori. La nomina più attesa è di certo quella del nuovo Segretario di Stato, che succederà al 78enne cardinale Tarcisio Bertone: nelle Sacre Stanze si vocifera che potrebbe arrivare proprio questo fine settimana, ma «con questo grande Papa tutto è possibile», ammettono da dentro le mura leonine.
Benedetto XVI rispettava rigorosamente scadenziari e iter burocratici, Francesco decide tutto autonomamente, spesso senza passare per la Segreteria di Stato, come era successo per il suo primo viaggio in Italia, a Lampedusa. E così anche questa volta l’annuncio potrebbe essere improvviso, in qualsiasi momento, o a fine mese, come sussurrano sempre più insistentemente in Vaticano.
Sullo sfondo restano però i soliti veleni d’Oltretevere, come il caso di monsignor Ricca, il prelato dello Ior scelto personalmente dal Papa e accusato di aver avuto in passato una «condotta scandalosa», o quello di Francesca Chaouqui, la 31enne nominata «commissario papale» che con i suoi tweet diffamatori e la sua rete di contatti ha creato non pochi mal di pancia in Vaticano. In queste ultime ore, anche questo caso, viene utilizzato, ma in modo inverso: per colpire Francesco e forse condizionarlo nella scelta del futuro Segretario di Stato.
Ma il Papa non sembra preoccuparsene: Bergoglio vuol scegliere senza pressioni e senza fretta: furono gli stessi predecessori di Francesco a lasciar passare anche anni prima di sostituire il primo collaboratore «ereditato». Ratzinger, ad esempio, dopo la sua elezione a Pontefice, mantenne per oltre un anno il cardinale Angelo Sodano come Segretario di Stato, per poi sostituirlo con il suo storico braccio destro, Tarcisio Bertone. Questa volta però per l’incarico di primo collaboratore non si parla di amici di vecchia data di Bergoglio: se non sarà un outsider (in puro stile Francesco), a parte il cardinal Giuseppe Bertello, il cui nome si fa da tempo, in pole position ci sarebbe il nunzio apostolico in Venezuela, monsignor Pietro Parolin, diplomatico vicino a Sodano e con un passato (dal 2002 al 2009) da «viceministro degli esteri» della Santa Sede. E poi si fa il nome dell’attuale sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, arcivescovo sardo, già nunzio apostolico a Cuba, che in questi mesi è stato un punto di riferimento costante per il Pontefice.
Nel frattempo il Papa ha già occupato altre caselle importanti della Curia: dopo la nomina di monsignor Guido Pozzo a segretario della pontificia commissione «Ecclesia Dei» (dove ritorna per «trattare» coi lefebvriani), soltanto qualche giorno fa Francesco ha nominato il vescovo Giuseppe Sciacca segretario aggiunto della Segnatura Apostolica. Il monsignore, giurista siciliano e docente di filosofia, che dal 2011 era Segretario Generale del Governatorato (succedendo a monsignor Carlo Maria Viganò), dopo esser stato per 13 anni uditore della Sacra Rota torna a occuparsi di diritto, andando così a rafforzare il supremo tribunale della Santa Sede.
Il monsignore, il cui trasferimento pare fosse già stato deciso ad aprile su espressa richiesta del suo diretto superiore (con il quale c’erano state alcune divergenze non legate però al suo ufficio), in questi 2 anni aveva mantenuto in piedi gli uffici sul controllo interno e sugli acquisti del Governatorato, istituti proprio da Viganò. Al suo posto adesso potrebbe andare un vecchio amico di Bergoglio e dello stesso Bertello: Padre Fernando Vérgez Alzaga, sacerdote spagnolo dei Legionari di Cristo, ex segretario del cardinale argentino Eduardo Pironio e attuale direttore delle Telecomunicazioni del Governatorato Vaticano.