Paolo Gabriele “perdonato” ma in carcere. Anche stavolta è tutta colpa di Bertone

Paolo Gabriele in aula

Dopo l’articolo di Antonio Socci sul perdono e sulla grazia del Papa a Paolo Gabriele, sta montando un’ennesima polemica che vede, guarda caso, come bersaglio ancora una volta il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

Intanto i fatti. Secondo Socci (e secondo fonti vicine alla famiglia dell’ex maggiordomo infedele) il Papa avrebbe fatto pervenire già quest’estate al suo ex assistente di camera un messaggio di perdono. Nonostante ciò (e nonostante Padre Lombardi avesse parlato di “possibilità di grazia concreta e verosimile”), scrive Socci, la Segreteria di Stato con un comunicato stampa, “che esprime lo stato d’animo del Segretario di Stato, il cardinal Bertone, il più colpito dalla pubblicazione dei documenti di Vatileaks, afferma che «il Sig. Gabriele dovrà scontare il periodo di detenzione inflitto». Quello che non si capisce – scrive ancora Socci – è perché tanta durezza sulla detenzione visto che la Chiesa cattolica è la testimone nel mondo della misericordia di Dio e anche di recente – con Giovanni Paolo II, per l’Anno santo – ha chiesto alla politica e alla giustizia dello stato laico un grande atto di clemenza cioè un’amnistia”.

Dalle parole di Antonio Socci, da sempre poco tenero con il Segretario di Stato (cfr. QUI), traspare un concetto molto chiaro: il Papa ha già perdonato Paolo, ma la Segreteria di Stato (ovvero il Card. Bertone) lo vuole a tutti i costi in cella.

Credo però che ci sia una bella differenza tra grazia e perdono! Papa Benedetto XVI ha acquisito gli atti del processo Gabriele per studiarli prima di una decisione e credo acquisirà anche gli atti del processo Sciarpelletti quando sarà concluso. Un’eventuale grazia arriverebbe, penso, magari dopo la conclusione di tutti i procedimenti in corso. Inutile discutere: è il Papa che decide e nessun altro! Inoltre vorrei ricordare che anche Giovanni Paolo II perdonò il suo attentatore Alì Agcà ma non mi risulta abbia fatto pressioni sulle autorità italiane per una grazia al terrorista turco (la grazia venne concessa dal Presidente della Repubblica Ciampi 19 anni dopo l’attentato, ovvero nel 2000, l’Anno Santo in cui Papa Wojtyla si appellò all’Italia per l’amnistia).

Oggi però in tanti, in primis lo stesso Socci, restano meravigliati per il trattamento che il Vaticano sta riservando a Paolo Gabriele. Perché, si chiedono, tanta durezza nei confronti di questo padre di famiglia? Queste stesse persone che considerano la Santa Sede così “dura” dovrebbero meravigliarsi però anche di un’altra cosa: fino ad oggi (e dopo quasi 6 mesi dall’arresto) Paolo Gabriele, condannato dopo un processo, ha continuato a percepire lo stipendio, per il mantenimento della sua famiglia. Quale altro Stato avrebbe fatto una cosa del genere? Tranquilli, dietro la carcerazione dell’ex maggiordomo infedele, non c’è nessun capriccio del Card. Bertone! C’è soltanto la normale pena decisa da tre giudici laici per chi ha voluto colpire il Papa e la Chiesa.