Questo pomeriggio all’Università Pontificia Salesiana di Roma si è tenuto un interessante convegno sui sacerdoti in difficoltà dal titolo: “Preti sul lettino. Agio e disagio del servizio pastorale del clero”. Preti stressati? Spesso non se ne accorgono ma possono guarire…
Uno dei relatori, Padre Giuseppe Crea, missionario e psicoterapeuta, ha fatto il punto sul fenomeno, spiegando a Radio Vaticana che da studi effettuati in varie parti d’Italia 1 prete su 3 risulta stressato e spesso riporta difficoltà nell’accorgersene. Per risolvere il problema ci si deve intanto aprire, confidarsi con i confratelli, proprio come chiede Benedetto XVI quando parla di “fraternità sacerdotale”. E poi, per i casi più difficili è necessario rivolgersi alle strutture specializzate che accolgono preti in difficoltà (in Italia sono circa una quindicina).
Secondo il missionario comboniano, “il livello del coinvolgimento emotivo dei sacerdoti spesso sale e il rischio di restare intrappolati in situazioni soffocanti è molto diffuso. Quando poi le difficoltà del sovraccarico lavorativo si collegano a disturbi della personalità, lì è più facile che il problema diventi visibile, si trasformi in psicosomatica, in disturbi per i quali la persona ha bisogno di essere aiutata anche a livello farmacologico, a livello psicoterapeutico”.
Padre Crea spiega anche quali sono i sintomi del prete stressato, ” Questi sacerdoti si accorgono che qualcosa incomincia ad andare storto dal modo in cui reagiscono con la gente: nervosismo, tensione, scatti… e poi, soprattutto con le risonanze a livello di fenomeni psicosomatici: questo poi diventa un vero campanello d’allarme. Non avere tempo libero già è un campanello d’allarme; se il sacerdote non riesce ad avere uno spazio per sé, per rilassarsi, per leggere; se le canoniche sono un guazzabuglio per disponibilità al 100 per 100, anche quello è un campanello d’allarme. I sacerdoti che non hanno tempo per prepararsi da mangiare, che mangiano la sera e male: anche quello potrebbe diventare un campanello d’allarme per loro”.
Il sacerdote per superare il disagio dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere e come consiglia Padre Crea: “E’ fondamentale che riscopra sempre di più il bisogno di condividere anche l’azione pastorale, e di condividere anche le proprie difficoltà. Oggi anche il Papa sottolinea spesso l’importanza della cosiddetta “fraternità sacerdotale”: l’evangelizzatore non è un solitario! Sapere che c’è qualcuno con cui confidarmi, questo sostiene non solo la stima di sé ma la speranza che poi il disagio non distrugga la persona, ma che la persona possa sempre reagire e riprendere il cammino dell’evangelizzazione, del lavoro pastorale”.