Un ruolo assolutamente insolito per una donna, una laica “potente” che per 25 anni ha avuto in mano le chiavi della cassaforte della diocesi di Vienna. E’ dedicata a Brigitta Klieber l’apertura del terzo numero di “Donne chiesa mondo”, l’inserto mensile dell’Osservatore Romano dedicato esclusivamente alle donne (oggi in edicola). Di seguito potrete leggere qualche breve estratto.
Brigitta ha svolto per un quarto di secolo un ruolo generalmente affidato a sacerdoti, nonostante ciò è riuscita senza problemi (e soprattutto senza debiti!) a tenere in mano le redini finanziarie della diocesi retta dal Card. Schönborn: “il carisma e l’impegno delle donne sono irrinunciabili per la Chiesa a tutti livelli” spiega nell’intervista concessa ad Astrid Haas.
“Come economa sono obbligata a fare presente le conseguenze finanziarie di ogni decisione che viene presa”, spiega, “considero però altrettanto importante l’efficacia pastorale. Mi ha fatto quindi piacere quando il cardinale Schönborn, nelle sue parole di saluto, ha sottolineato di aver particolarmente apprezzato, nel mio lavoro, questa combinazione di visione finanziaria e pastorale. E in questi venticinque anni ho potuto constatare nel lavoro quotidiano che l’arcivescovo, quando prende decisioni, tiene seriamente conto dei miei consigli”.
La donna, che a fine luglio concluderà il suo lungo mandato, parla a tutto campo del suo lavoro e spiega anche come vengono distribuiti i soldi che entrano in cassa: “Circa il settanta per cento del budget diocesano viene impiegato per le spese del personale dell’arcidiocesi di Vienna e delle parrocchie; è quindi molto importante che i collaboratori della Chiesa ricevano puntualmente il loro stipendio. Siamo riusciti da un lato ad aumentare solo moderatamente il contributo annuale dei cattolici, dall’altro ad adempiere ai molti obblighi finanziari senza contrarre debiti”.
Brigitta fa una riflessione interessante anche sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro e sulle disparità tra sessi: “In questi venticinque anni non ho mai avuto l’impressione che il mio lavoro e la mia opinione avessero minor peso di quelli dei miei colleghi uomini. Nel mio lavoro ho goduto di piena parità di diritti. Soprattutto so che il mio lavoro è stato apprezzato. Ho anche osservato che le donne molto qualificate spesso non si candidano quando vengono proposti compiti dirigenziali. Forse le donne — non solo nella Chiesa ma anche nella società — dovrebbero avere un po’ più di fiducia in se stesse”.