“Sul caso Orlandi abbiamo collaborato. In Vaticano non c’è nessun segreto da rivelare”


Questa mattina il direttore della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi ha pubblicato una lunga nota sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana scomparsa nel nulla 29 anni fa. “Collaborammo con le autorità”, dice, “in Vaticano si pensò che  il sequestro fosse utilizzato da una oscura organizzazione criminale per inviare messaggi od operare pressioni in rapporto alla carcerazione e agli interrogatori dell’attentatore del Papa, Alì Agcà. Massima disponibilità anche per l’apertura o il trasferimento della tomba di De Pedis. Ma non scaricate sul Vaticano colpe che non ha”.

Dopo le ultime voci, dopo le notizie filtrate dalla procura di Roma (“In Vaticano c’è qualcuno che sa”) subito smorzate dal procuratore Giuseppe Pignatone, arriva la risposta dai Sacri Palazzi. A scrivere è  Padre Lombardi che, carte alla mano, indica date e numeri di documenti che dimostrano come il Vaticano abbia collaborato con le autorità.

Il portavoce della Sala Stampa fa anche una precisazione, non scaricate su di noi colpe che non abbiamo, che suona un po’ come un rimprovero ai tanti che vedono il Vaticano come il responsabile della scomparsa della ragazza. Il riferimento è a tutte quelle ipotesi, spesso fantasiose, che sono state fatte sul rapimento di Emanuela, prima fra tutte quella secondo cui il sequestro venne orchestrato dall’allora Presidente dello IOR, l’arcivescovo americano Paul Marcinkus, scomparso nel 2006. Oltre a questo, Padre Lombardi si riferisce anche alle voci secondo cui il Vaticano non avrebbe mai collaborato pienamente con le autorità, anzi abbia cercato di insabbiare l’indagine. Oggi arriva una presa di posizione forte che si aggiunge a diverse precisazioni. La prima: chi in quegli anni “governava”, rese le proprie deposizioni davanti ai giudici vaticani (non è vero quindi che il Vaticano non ha collaborato):  “Come domandato dagli inquirenti, il Sig. Ercole Orlandi (papà di Emanuela), il Comm. Camillo Cibin (allora Comandante della Vigilanza vaticana), il Card. Agostino Casaroli (già Segretario di Stato), S.E. Mons. Eduardo Martinez Somalo (già Sostituto della Segreteria di Stato), Mons. Giovanni Battista Re (allora Assessore della Segreteria di Stato), S.E. Mons. Dino Monduzzi (allora Prefetto della Casa Pontificia), Mons. Claudio Maria Celli (già Sotto-Segretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato), resero ai giudici del Tribunale Vaticano le loro deposizioni sulle questioni poste dagli inquirenti e la documentazione venne inviata, per il tramite dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, alle Autorità richiedenti”.

La seconda: sia il Papa che il Segretario di Stato, Card. Casaroli, furono personalmente coinvolti e cercarono di star vicini alla famiglia di Emanuela. Casaroli addirittura si rese disponibile per eventuali contatti con i rapitori. “È giusto ricordare anzitutto che il Papa Giovanni Paolo II in persona si dimostrò particolarmente coinvolto dal tragico sequestro, tanto che intervenne diverse volte (ben otto in meno di un anno!) pubblicamente con appelli per la liberazione di Emanuela, si recò personalmente a visitare la famiglia, si interessò perché fosse garantito un posto di lavoro per il fratello Pietro. A questo impegno personale del Papa è naturale che corrispondesse l’impegno dei suoi collaboratori. Il Cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato e quindi primo collaboratore del Papa, seguì personalmente la vicenda, tanto che, com’è noto, si mise a disposizione per i contatti con i rapitori con una linea telefonica particolare”.

Oltre alle precisazioni arriva dal Vaticano una nuova disponibilità ad altre rogatorie disposte eventualmente dalla Procura di Roma e soprattutto l’ennesimo chiarimento sulla vicenda della tomba del Boss della Magliana, De Pedis (nonostante sia già stata data più volte la disponibilità ad ispezionare la tomba): “Infine, poiché la collocazione della tomba di Enrico De Pedis presso la Basilica dell’Apollinare ha continuato e continua ad essere motivo di interrogativi e discussioni – anche a prescindere dal suo eventuale rapporto con la vicenda del sequestro Orlandi – si ribadisce che da parte ecclesiastica non si frappone nessun ostacolo a che la tomba sia ispezionata e che la salma sia tumulata altrove, perché si ristabilisca la giusta serenità, rispondente alla natura di un ambiente sacro”.