Intervista con Mons. Guillermo Karcher, cerimoniere pontificio e stretto collaboratore del Papa sul significato del viaggio di Francesco negli Stati Uniti e Cuba. “Il Papa non vuole imporre nulla”, dice il monsignore, “è molto contento della visita e non ha paura di attentati”.
Mons. Guillermo Karcher, come possiamo interpretare il discorso che il Papa ha tenuto ieri al Congresso americano?
Più che di discorso io parlerei di note, di proposte, di riflessioni, vista la delicatezza con cui ne ha parlato. Lui è andato al Congresso per dialogare, senza imporre nulla. Ha voluto ripassare la storia degli Stati Uniti d’America e illuminare il futuro di questa grandiosa nazione.
Il Papa negli USA sta parlando molto di immigrazione…
Lui si è presentato come figlio di immigrati e credo che in questo senso intenda tutto il continente americano, una terra che è stata forgiata dagli immigrati. Lui si presenta in America del Nord come uno che ha un’esperienza vissuta anche su questo piano. E bisogna fare attenzione al linguaggio, perché quando lui parla di America, intende tutto il continente, essendo argentino e figlio dell’America.
Il Papa ha scelto di entrare negli Stati Uniti da Cuba mettendosi quasi nei panni di un migrante?
Più che questo sottolineerei il fatto che si tratta di un viaggio, visitando i due Paesi, in cui concretizza il risultato di un lavoro diplomatico e pastorale di cui oggi vediamo i frutti. Il suo interesse è quello di promuovere la cultura dell’incontro, del dialogo, in questo caso tra le due nazioni. Forgiare il futuro, basato sul rispetto dell’altro, sapendo imparare l’uno dall’altro.
Ieri Francesco ha voluto fare una visita a sorpresa alle suore che gestiscono una casa di
cura e che sono in causa con l’amministrazione Obama per via dell’Obamacare, la legge che obbliga i datori di lavoro, in questo caso le suore, a sostenere i dipendenti che decidono di abortire o di ricorrere alla contraccezione. Che significato vuole assumere questa visita?
Il Papa è certamente per il diritto alla vita, per la dignità della vita fin dal suo concepimento e credo che questa visita alle suore sia un chiaro segnale del Papa. Ma Francesco ne ha parlato anche al Congresso, dove ha ribadito la sacralità della vita umana pronunciandosi addirittura contro la pena di morte, perché ogni uomo ha diritto a riscattarsi.
Il Papa con i suoi discorsi vuol lasciare una traccia per il successore di Obama?
Io penso che il Papa lasci automaticamente un’eredità, una scala di valori per chiunque. Le sue parole vanno dirette al mondo, lui parla come vescovo di Roma e desidera illuminare la realtà per chiunque si trovi a governare il mondo. E’ importante sottolineare i toni che sta usando il Papa, non vuole imporre nulla, vuole solo proporre, è come se chiedesse permesso su tutto.
Il Papa al momento è soddisfatto della visita?
E’ molto contento, molto soddisfatto e sereno, anche perché sta svolgendo questa sua missione di seminatore di speranza e lo sta facendo con un atteggiamento di ringraziamento a Dio che gli permette di svolgere questo servizio a questi due popoli, ma anche a tutto il mondo.
E’ preoccupato per la possibilità di attentati?
Assolutamente no! Il Papa non è affatto preoccupato, anche perché sa che lo Stato che lo riceve garantisce anche la sua sicurezza. E poi Francesco sa bene che il Signore e il popolo di fedeli lo proteggono!
(Intervista per Il Giornale del 25.09.2015)