“Il Papa fermandosi a pregare di fronte al muro che divide Betlemme da Israele, probabilmente ha mostrato un suo dissenso contro questo muro sul quale si potrebbe discutere dal punto di vista politico, sulla sua utilità”. Questo il commento a Stanze Vaticane di Riccardo di Segni, Rabbino capo della comunità ebraica di Roma, commentando il viaggio del Papa in Terra Santa.
“Io vivo a Roma”, ha detto DI Segni, “e la città del Vaticano è protetta da altissime mura per motivi storici. Ma nessuno può entrare in Vaticano senza mostrare il passaporto o fare i documenti. Nel giorno in cui si apriranno le mura vaticane e si darà libero accesso a tutti, allora io crederò a questa preghiera fatta di fronte al muro. Tutti quanti vorremmo che non esistano muri, se esistono è perché ci sono dei motivi di violenza e di necessità di protezione delle popolazioni. Se non risolviamo questi problemi è inutile fare la retorica dei muri”.
Parlando dell’invito del Papa in Vaticano al presidente palestinese e a quello israeliano per un incontro di preghiera per la pace, il Rabbino capo di Roma ha detto: “Il Papa è capo di una religione importantissima e si presenta in Terra Santa come esponente religioso ed è bene che promuova la pace e faccia mediazione sul campo religioso. E’ anche il capo di uno Stato, benché piccolo, ma fondamentale per la sua importanza sullo scacchiere politico internazionale e tanto più nel vicino Oriente, che è terra addormentata nella quale ha i suoi interessi. Il Vaticano non è fuori dal conflitto in posizione da fare da mediatore. Il Vaticano sta dentro al conflitto come parte interessata. Un conto è un incontro di preghiera e un conto è un incontro di pace politica che dovrebbe svolgersi altrove”.