La vicenda credo sia nota a tutti. Ne ha parlato Nuzzi a “Gli Intoccabili” e sono usciti (anzi, continuano a uscire) decine e decine di articoli sui giornali.
Mons. Carlo Maria Viganò, ex segretario generale del Governatorato Vaticano, aveva scritto al Papa per denunciare fatti di corruzione in Vaticano, per chiedere di rimanere al proprio posto e continuare l’opera di pulizia che aveva iniziato nel 2009, risanando anche i conti dello Stato Pontificio.
“>Aveva scritto delle lettere riservate al Pontefice e al Segretario di Stato, finite in mano a colleghi giornalisti dopo il suo trasferimento a Washington come nunzio apostolico e dopo la mancata “promozione” a cardinale.
Credo si debba far attenzione ad un piccolo dettaglio: in una delle lettere pubblicate da Sandro Magister QUI, Mons. Viganò dice al Papa una cosa molto importante: “Santità (…) mi rivolgo a Lei con fiducia per chiedeLe, a tutela della mia buona fama, di rinviare per il tempo necessario l’attuazione della decisione da Lei già presa, che in questo momento suonerebbe già come un’ingiusta sentenza di condanna nei miei confronti”.
Mons. Viganò non aveva problemi ad andare negli USA, temeva soltanto che il suo nome venisse infangato, temeva di apparire “sporco”, voleva tempo perché si facesse luce sui fatti da lui denunciati nelle lettere (ovvero che qualcuno gli remasse contro e stesse lavorando per farlo fuori, anche attraverso degli articoli anonimi). E come riferisce il collega Andrea Gagliarducci QUI un’inchiesta interna ci fu davvero, conclusasi però con un nulla di fatto. Accuse (quelle di Mons. Viganò) “indimostrabili” (leggi Tornielli QUI)
Credo sinceramente che nessuno abbia studiato piani diabolici per far fuori Mons. Viganò, nessuno lo ha voluto punire (e lo dimostra il fatto che sia stato mandato nel posto più prestigioso per un uomo della diplomazia vaticana) e non credo che qualcuno gli abbia davvero remato contro (a dire il vero lui, insieme al nipote monsignore, figurava nella “lista” dei possibili uomini di Curia che avrebbero remato contro Ratzinger – cfr. QUI). A mio parere, e come pensano in tanti nei Sacri Palazzi, gli unici errori in questa vicenda sono 2: l’aver perso troppo tempo nel nominare Mons. Sciacca come successore di Viganò e l’aver perso troppo tempo nell’annunciare la nomina del segretario uscente a nuovo nunzio apostolico in USA.
Tempi sbagliati e non solo, che ancora una volta evidenziano delle difficoltà nella gestione (soprattutto mediatica) della vicenda, legate anche alla mancanza di volontà di qualcuno nell’ascoltare qualche buon consiglio.
Tempi sbagliati che hanno permesso di avere tempi troppo perfetti e azzeccati nel far arrivare quelle lettere nel momento giusto in mano alle persone giuste.