Raramente questi cardinali riescono a raggiungere facilmente Roma e così questa sarà l’occasione giusta anche per fare amicizia e capire come Francesco, in quasi dieci anni di pontificato, abbia cambiato il volto della Curia, rispondendo a un’istanza del collegio cardinalizio che nel 2013, durante le congregazioni generali pre-conclave, aveva chiesto al futuro Pontefice di concentrarsi su questo aspetto.
Le riunioni serviranno anche a illustrare ai porporati i traguardi raggiunti sul tema delle finanze vaticane e come sarà strutturato il prossimo Giubileo del 2025. Diversi relatori si rivolgeranno alla platea di zucchetti rossi per raccontare come sta cambiando la Curia. Saranno determinanti le pause caffè tra le varie sessioni, le cene e i pranzi a Santa Marta o a Borgo Pio: è in questi momenti conviviali che i cardinali parleranno a lungo tra di loro, racconteranno le proprie esperienze ed esporranno la loro visione di Chiesa Universale.
L’occasione di fine agosto, però, rappresenta per qualcuno, dentro e fuori il Vaticano, anche una sorta di prova tecnica in vista di un futuro conclave, un modo per capire chi tra i porporati potrebbe emergere. Questo aspetto ha in qualche modo “riattivato” numerosi corvi dormienti che, trovando ghiotta l’occasione, si son già messi in moto su vari fronti con veleni, dossier, sgambetti, accordi e trappoloni. Anche contro Papa Francesco, per metterlo in cattiva luce in vista del concistoro di fine mese.
Da un lato c’è chi lo spinge in situazioni imbarazzanti, sotto gli occhi dei fotografi, con incontri imprevisti, dall’altro c’è chi ha già prodotto un ennesimo dossier, contro di lui e contro alcuni cardinali a lui vicini, che sta circolando, esclusivamente in formato cartaceo, tra diversi porporati di Curia con lo scopo di farlo arrivare, tra una settimana, anche nelle mani di alcuni cardinali stranieri e alimentare così i malumori contro il pontificato.
Proprio dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti, son partiti numerosi siluri contro Bergoglio: c’è chi lo ha accusato apertamente, con “fraterna” parresia, e chi sta lavorando più sottotraccia per avere un ruolo da “kingmaker” in un futuro conclave. Proprio su questo tema è rimasto agli atti il gesto del cardinale Dolan, arcivescovo di New York che, legato ad una visione più tradizionalista della Chiesa, ha inviato, un paio d’anni fa, a tutti i cardinali elettori un libro il cui titolo la dice già lunga: “The Next Pope”, il prossimo Papa.
C’è poi un altro aspetto: con una puntualità quasi demoniaca, negli ultimi giorni, e sempre ormai prossimi all’evento di fine mese, due cardinali, già definiti dai commentatori internazionali “papabili” sono finiti nel mirino con articoli e inchieste. Uno è il cardinale ghanese Peter Turkson (nel 2013 in pieno pre-conclave i suoi detrattori affissero per Roma dei manifesti “elettorali” con il suo viso) citato in una vicenda che riguarda fondi benefici spariti e l’altro è il cardinale canadese Marc Ouellet, accusato di “aggressione sessuale” contro una donna quando era arcivescovo di Quebec.
Peccato che lo stesso Papa Francesco, dopo un’indagine interna, abbia affermato che non c’erano elementi sufficienti per aprire un’indagine canonica. Ouellet con un comunicato ha fatto sapere, inoltre, che se dovesse essere aperta un’inchiesta civile, intende parteciparvi attivamente, affinché sia stabilita la verità dei fatti e sia riconosciuta la sua innocenza.
(Articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano Il Giornale)