Oltre 40 anni dopo la morte improvvisa di Giovanni Paolo I, avvenuta misteriosamente 33 giorni dopo l’elezione, il Pontefice argentino ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo attribuito all’intercessione di Albino Luciani, il Papa del sorriso. Un prodigio che gli apre le porte della santità: Giovanni Paolo I sarà infatti beato. Ancora da decidere la data della cerimonia, che potrebbe essere celebrata da Papa Francesco nella primavera prossima. Il Vaticano ha studiato per anni la guarigione inspiegabile, nel 2011, di una bambina di Buenos Aires. La piccola è guarita da una grave forma di encefalopatia, dopo le preghiere dei familiari e degli amici al Papa dei trentatrè giorni.
La voce flebile, parole spesso considerate per quei tempi inconcepibili dagli alti prelati di Curia, come quando all’Angelus del 10 settembre del 1978 Luciani spiazzò tutti dicendo: “Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. E’ papà; più ancora è madre”. Frasi che destarono scandalo e polemiche nei confronti di quel Papa “imprevedibile”.
In un documento inedito della diplomazia italiana, firmato dall’allora ambasciatore presso la Santa Sede, che abbiamo potuto visionare e che riporta la data dell’11 settembre 1978, all’indomani di quell’Angelus, si racconta ufficialmente che durante un pranzo, don Virgilio Levi, all’epoca vicedirettore dell’Osservatore Romano aveva riferito delle difficoltà nel trascrivere i discorsi del Papa “discorsi che ama pronunciare a braccio, spesso accantonando il testo predisposto dalla Segreteria di Stato. Un discorso improvvisato è cosa ben diversa di un testo scritto.”. E si sottolineano “le titubanze della Segreteria di Stato nell’eliminare i passaggi più ‘originali’ del Papa”, che hanno su chi li ascolta a voce, “un effetto certamente meno stridente di quello che hanno prodotto su chi ha avuto la ventura di leggerli sull’Osservatore Romano, magari nella traduzione in inglese”.
Anche per queste vicende, la sua morte, avvenuta il 28 settembre del 1978, ha alimentato per anni speculazioni e voci di complotti in Vaticano, contro quel Papa veneto che avrebbe voluto ribaltare i poteri curiali di quegli anni oscuri, a partire dallo IOR, la banca vaticana, all’epoca guidata dall’arcivescovo americano Paul Marcinkus. Lo stesso prelato fu accusato dalla stampa di aver avvelenato il Papa, accusa infondata e smentita dalla documentazione clinica raccolta in questi anni. La causa della morte è stata infatti accertata definitivamente come infarto acuto del miocardio.
E’ emerso, infatti, anche dai racconti di vari cardinali, che la salute di Albino Luciani al momento dell’elezione non era delle migliori e che al momento della morte si scatenò il panico su come comunicare la notizia all’esterno. Dalla testimonianza di suor Margherita Marin, una delle suore che trovò il Papa morto, resa pubblica nel 2017, emerge ad esempio che “il padre Magee (il secondo segretario di Luciani, ndr), ci disse di non dire che eravamo state noi suore, io e suor Vincenza, a trovarlo morto nella camera, perché avevano deciso di dire che erano stati i segretari a trovarlo per primi”.
Proprio le testimonianze e in particolare il miracolo sulla bimba argentina hanno portato oggi al via libera di Papa Francesco. Un lavoro scrupoloso compiuto dal postulatore della causa, il cardinale Beniamino Stella, Prefetto emerito della Congregazione per il Clero, che con i suoi collaboratori ha studiato per anni tutta la documentazione raccolta, ottenendo anche una testimonianza scritta del Papa emerito Benedetto XVI.
Articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano “Il Giornale”