2 imputati per l’attico di Bertone

Il Segretario di Stato Emerito, Card. Tarcisio Bertone

Papa Francesco aveva chiesto chiarezza già nel 2016 e così gli inquirenti vaticani avevano aperto un’inchiesta sui fondi utilizzati per la ristrutturazione dell’appartamento del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato emerito.

Dopo un anno e tre mesi di indagini, la magistratura del piccolo Stato ha chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Profiti, ex presidente della Fondazione Ospedale Bambino Gesù e per Massimo Spina, tesoriere della stessa struttura.  Oggetto dell’inchiesta 422.000 euro utilizzati per lavori edili in Vaticano. Secondo il “pm” della città-stato, Gian Piero Milano: “In concorso tra loro, Profiti e Spina, entrambi pubblici ufficiali, hanno utilizzato in modo illecito a vantaggio dell’imprenditore Bandera, denaro appartenente alla Fondazione Bambino Gesù.

In particolare sono stati pagati per fini completamente extraistituzionali 422.005,16 euro, utilizzandoli per effettuare lavori di ristrutturazione edilizia di un immobile di proprietà del Governatorato, destinato a residenza del Segretario di Stato emerito, per avvantaggiare l’impresa di Gianantonio Bandera”. La vicenda dell’appartamento del porporato piemontese, che sorge a due passi da Casa Santa Marta, la residenza di Bergoglio, era stata segnalata al Papa in tempi non sospetti dalla COSEA, la Commissione che dal luglio del 2013 riferiva a Bergoglio sui dicasteri economici della Santa Sede. Poi nell’autunno del 2015 con lo scandalo Vatileaks 2, la storia dell’attico del cardinale Bertone nel palazzo San Carlo era venuta a galla attraverso la pubblicazione di documenti riservati della stessa commissione.

Giuseppe Profiti però ha sempre respinto ogni accusa: in un’intervista con Vatican Insider infatti aveva difeso la decisione di utilizzare quei fondi perché si trattava di un investimento “inserito nel piano di marketing, al fine di raccogliere fondi da grandi aziende nazionali e soprattutto da grandi multinazionali estere. Lo rifarei”.
L’appartamento del cardinale Bertone, 700 mq, secondo l’ex manager, sarebbe stato utilizzato, negli anni a venire, dalla Fondazione per importanti iniziative, considerato che, a dire di Profiti, grazie alla presenza del cardinale Bertone durante gli eventi, si era registrato un incremento della raccolta fondi di oltre il 70%.

Si è sempre difeso da ogni accusa anche lo stesso porporato salesiano, precisando che lo stabile dove si era trasferito era in pessime condizioni e di aver pagato con i propri risparmi i lavori di ristrutturazione, con un versamento di 300 mila euro sui conti del Governatorato Vaticano. I lavori furono insomma pagati due volte: in un primo momento, dopo uno scambio di lettere tra Profiti e Bertone, dalla Fondazione Bambin Gesù, che aveva incaricato dei lavori l’impresa, poi fallita, di Gianatonio Bandera, e, in un secondo momento (dopo che i soldi si erano dissolti nel nulla) dal cardinale. “Ho pagato di tasca mia e con i miei risparmi”, aveva spiegato il porporato alla stampa dopo l’esplosione dello scandalo, “Solo dopo, sono saltati fuori pagamenti ulteriori”.

E così Bertone aveva pure deciso di fare una donazione di 150 mila euro all’ospedale Bambin Gesù, per sostenere la ricerca sulle malattie rare, “non è una restituzione, è vergognoso, non ho restituito nulla perché non ho rubato nulla”, si è sempre difeso l’ex Segretario di Stato che non è indagato dal tribunale vaticano. Alla sbarra infatti, il prossimo 18 luglio, data fissata per la prima udienza, ci saranno soltanto Profiti e Spina. Una sentenza, “in nome di Papa Francesco”, potrebbe arrivare già entro l’estate.

(Articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano Il Giornale)   

8 risposte a “2 imputati per l’attico di Bertone

  1. Consideriamo il fatto da un punto di vista prettamente evangelico. E’ giusto che un rappresentante di Cristo in terra, possieda (anche avendolo lecitamente risparmiato) un capitale di quasi mezzo milione di euro? E’ giusto che abbia una dimora principesca di 700 mq, mentre il Papa si è accontentato di due stanzette? E infine, se anche si tratta di risparmi personali, il denaro guadagnato da dove proviene? All’ultimo quesito è sin troppo facile rispondere: dalle offerte e dai lasciti dei fedeli …

  2. Cristo non avrebbe fatto alcuna ristrutturazione, e avrebbe dato tutti i suoi averi ai poveri, accontentandosi di dormire in qua e là, su giacigli di fortuna.

  3. Personalmente non ho mai dato l’ 8 per mille alla chiesa cattolica perchè ho sempre sospettato che i soldi finissero dappertutto tranne che ai poveri. Mai però avrei pensato che potessero finire (dopo una serie di acrobazie finanziarie) in un attico di 700 mq. di un tizio che predica il bene…
    Avrei una proposta… spostiamo i vaticano ad Avignon in Francia, dai nostri cugini francesi. Qualche secolo fa loro hanno dato lo sfratto ai papi e adesso ci tocca tenerceli…
    come gli immigrati… stessa storia…
    I francesi son più furbi di noi, non c’ è dubbio…

  4. ALLA FACCIA DELLA CHIESA PAVERA E PER I POVERI. QUANTI IMMIGRATI PUO’ OSPITARE UN APPARTAMENTO DI 700 MQ.?
    PRECISO DI ESSERE CATTOLICO PRATICANTE, PERO’ QUESTO SCANDALO CHE INTERESSA UN PRINCIPE DELLA CHIESA FA MOLTO PENSARE E TRABALLARE QUEL 1000000NO DI FEDE CHE HO. ANCHE AL GIORNO D’OGGI CI SONO I VOLTI IMBIANCATI.

  5. Dai commenti arguisco che solo un popolo bue non riesce a vedere che quell’appartamento NON è di proprietà del cardinale (ma NE HA SOLO L’USUFRUTTO), e che ristrutturandolo ne ha aumentato il valore (che non gli andrà in tasca).
    Sorvolo, per carità di patria, sul calcolo di quanti immigrati ci potrebbero stare nel palazzo del quirinale, ma mi pare che nessuno si tracci – cattolicamente – le vesti per il fatto che non ce n’entra manco uno. In compenso si chiede ai comuni di
    “fare accoglienza e integrazione” (e mai nessuno che dica in chiaro se -con la disoccupazione dilagante – bisogna pure dargli un lavoro anziché tenerli sfaccendati o – almeno – prendere atto che di integrarsi non ne hanno intenzione alcuna). Per altro verso ai cittadini non gli si chiede neppure se siano d’accordo a utilizzare le loro tasse per pagargli vitto e alloggio a gratis.
    Taccio, infine, sulle “due stanzette”, equiparate all’alloggio di un barbone per far meglio risaltare “l’attico” (inesistente).

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