Ritorno ad Aparecida, proprio lì, dove tutto era cominciato. Nel suo terzo giorno di visita in Brasile per la ventottesima Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Francesco ha voluto visitare e celebrare messa nel santuario mariano della piccola cittadina nello stato di San Paolo dov’è venerata «Nossa Senhora da Conceição».
Un posto a lui caro vista la devozione di Bergoglio a Maria ma soprattutto perché lì, Francesco, da arcivescovo di Buenos Aires, aveva gettato le basi di quello che sarebbe diventato il suo programma di pontificato. Era il 2007 e il futuro Papa aveva guidato all’interno del santuario i lavori per la redazione del documento finale dell’assemblea generale dei Vescovi dell’America Latina. Un manifesto che sembra scritto ad hoc per la Chiesa di oggi, con chiari riferimenti a quelle «strutture che non favoriscono la trasmissione della fede di cui la Chiesa deve liberarsi».
Il Papa aveva parlato di quell’incontro di diversi anni fa come di «un momento di grazia» e, ieri, dopo aver abbracciato la Vergine di Aparecida, sostenuto dall’affetto di circa 200 mila fedeli (soprattutto giovani definiti «motore potente della società»), ne ha voluto parlare ancora una volta nel corso della sua omelia: «In questo Santuario, dove 6 anni fa si è tenuta la V Conferenza Generale dell’Episcopato dell’America Latina», ha detto il Papa, «è avvenuto un fatto bellissimo di cui ho potuto rendermi conto di persona: vedere come i Vescovi si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna». Un’emozione che il Papa ieri ha voluto replicare, affidando la Chiesa ancora una volta a Maria, senza rinunciare al contatto diretto con i fedeli, per «sentire l’odore del gregge».
«Il pellegrinaggio ad Aparecida non è solo un gesto d’amore alla Vergine da parte di Papa Francesco che le è devotissimo», spiega a Il Giornale il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, «ma anche la chiave per capire il primo viaggio internazionale del Pontefice. Nel 2007 – dice il responsabile del quotidiano Vaticano – Bergoglio aveva partecipato qui alla conferenza dell’episcopato latinoamericano, che ha definito un grande fatto di Chiesa per l’unione tra vescovi e popolo: un cammino che il Papa indica ora ai cattolici di tutto il mondo».
E non è un caso che la stessa sera della sua elezione, Francesco, aveva chiesto dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, di «incominciare questo cammino Vescovo e popolo, un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi». E quel cammino, quel pellegrinaggio, Bergoglio l’ha voluto continuare in Brasile, inserendo tra le tappe del suo viaggio la messa nel santuario mariano, meta che non era stata prevista nel programma stilato mesi fa Papa Benedetto XVI. Nonostante ciò però il legame tra Ratzinger e Bergoglio, anche in questo caso, si è sentito più forte che mai: Benedetto XVI aveva reso omaggio alla Madonna nera della piccola città carioca il 13 maggio del 2007; il Papa Emerito si era recato ad Aparecida per inaugurare proprio quella Conferenza dei Vescovi latinoamericani dove Bergoglio aveva dimostrato di essere una grande guida spirituale e carismatica. Ratzinger, che compiva in Brasile come Francesco il suo primo viaggio intercontinentale, aveva inoltre dato al suo futuro successore chiare indicazioni per il famoso documento finale che proponeva una Chiesa basata soprattutto sulla misericordia.
Delle forti linee guida che Papa Francesco ieri ha voluto riprendere al termine della sua omelia: «Il discepolo è consapevole che senza Cristo non c’è luce, non c’è speranza, non c’è amore, non c’è futuro» ha detto il Papa citando Benedetto XVI, consapevole di dover accompagnare nel futuro una Chiesa oggi sempre più bisognosa di riforma.
(Articolo scritto per Il Giornale)