Stanze Vaticane

Caccia ai pedofili e ai corrotti:
la giustizia secondo Bergoglio

Tolleranza zero verso pedofilia e corruzione in Vaticano. L’uragano Bergoglio colpisce ancora: il Papa ha avviato ieri la riforma dei codici penale e di procedura penale del Vaticano introducendo nuove norme (la cui applicazione è estesa anche alla Santa Sede oltre che allo Stato Città del Vaticano) in linea con le direttive internazionali.

Chi conosce bene Francesco sa che già all’indomani della sua elezione al soglio di Pietro, il Papa aveva in mente di cambiare le cose, una volta per tutte, nonostante quei molti «padroni del Papa con molta anzianità di servizio» che vivono in Vaticano e di cui Bergoglio ha parlato al telefono al suo amico argentino, Jorge Milia, nei giorni scorsi.

E così un primo segnale di cambiamento arriva con un Motu Proprio che entrerà in vigore dal primo di settembre e che cambierà la giustizia vaticana, ferma ancora per molti aspetti al Codice Zanardelli del 1929 adottato in Vaticano dopo i Patti Lateranensi. Un codice considerato anacronistico, con dei vuoti normativi che hanno attirato sul Vaticano critiche da più parti; per questo motivo tra le novità spiccano l’introduzione del delitto di tortura, genocidio e apartheid, sulla falsariga delle disposizioni dello Statuto della Corte penale internazionale del 1998. Interventi mirati per portare la legge vaticana al passo con i tempi: «Dovevamo adeguarci», spiega un monsignore in servizio nel Palazzo Apostolico, «era necessario cambiare la legge ma credo fermamente che al Papa interessino soprattutto queste novità su abusi e corruzione per dare un segnale fortissimo a quanti fino ad oggi qui dentro non si sono impegnati a pieno per la lotta contro questi due cancri che hanno avvelenato la Chiesa».

Il documento tocca infatti vari punti ma si concentra su due temi: delitti su minori e corruzione, argomenti che Papa Francesco vuol affrontare a tutti i costi e per i quali non è disposto a far sconti a nessuno: per i reati contro i minori si tratta di una ridefinizione della categoria di questi delitti, tra i quali la vendita, la prostituzione, l’arruolamento e la violenza sessuale in loro danno, la pedopornografia, la detenzione di materiale pedopornografico e gli atti sessuali con minori. Per la corruzione invece le leggi varate da Francesco «in continuità con le azioni intraprese a partire dal 2010 durante il pontificato di Benedetto XVI» provvedono all’attuazione di varie Convenzioni internazionali (tra cui quella delle Nazioni Unite del 2003); vengono quindi potenziati i poteri dell’Autorità giudiziaria con l’introduzione del blocco preventivo dei beni.

Un’altra novità riguarda invece i soggetti a cui si rivolge la legge: alla nuova normativa di Papa Francesco saranno sottoposti non solo tutti gli officiali e i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano, ma anche quelli della Curia Romana, i nunzi apostolici sparsi per il mondo, il personale di ruolo diplomatico e i dipendenti di organismi e istituzioni collegati al Vaticano indipendentemente dal fatto che si trovino sul territorio del piccolo stato. «Adesso molti inizieranno a tremare» confessa il monsignore, «speriamo che Papa Francesco con queste nuove leggi scuota le coscienze».

Oltre a questa battaglia però Bergoglio vuol combatterne un’altra parimenti importante: nonostante lo scandalo del Vatileaks sia soltanto un brutto ricordo e il maggiordomo infedele del Papa, giudicato solo per il reato di furto, condannato a 18 mesi di carcere e poi graziato, sia scomparso dalla circolazione, nel nuovo ordinamento vaticano viene introdotto l’articolo 116 bis per chi trafuga documenti: chiunque riveli notizie riservate, come successo nel caso del corvo, rischia adesso da sei mesi a due anni di reclusione. Se il documento trafugato riguarda interessi di particolare tenore e riservatezza, le pene lievitano dai 4 agli 8 anni di carcere.

Per Francesco però al primo posto non ci sono leggi o convenzioni, c’è semplicemente la misericordia (come recita anche il motto inciso sul suo stemma): tra le novità introdotte da Bergoglio spicca quindi l’abolizione dell’ergastolo, sostituita con la pena della reclusione da 30 a 35 anni.

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