Tra due giorni, il 17 ottobre 2012, sarà il centesimo anniversario della nascita di Papa Luciani, Giovanni Paolo I, scomparso dopo soli 33 giorni di pomtificato. Mercoledì, il postulatore della causa di beatificazione di Albino Luciani, Mons. Enrico dal Covolo, rettore magnifico della Pontificia Università Lateranense, consegnerà al Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il Card. Angelo Amato, una prima parte della positio, ovvero di tutta la documentazione raccolta sulle virtù eroiche, sulla vita e sul presunto miracolo compiuto da Giovanni Paolo I.
“Vengono fuori delle novità interessanti”, dice a Stanze Vaticane – Tgcom24 Mons. dal Covolo, ” emergono nuovi dettagli sullo stato di salute di Papa Luciani e, grazie alle testimonianze (167 persone sentite) e ai documenti medici raccolti, la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta”.
Mons. dal Covolo dopo queste novità quale sarà il prossimo passo?
Giorno 17 consegneremo la positio, da lì riprenderà il processo sul miracolo e sono convinto che entro poco tempo, non sappiamo di preciso ancora quanto, il Papa sarà beato. Tutto è appeso a fili molto sottili, bisogna esser prudenti!
Esser prudenti è l’invito che le è arrivato anche dal Papa?
Papa Benedetto XVI che ho incontrato qualche settimana fa mi ha confermato di esser molto contento per questo passo in avanti verso la beatificazione e mi ha invitato alla prudenza. Lui sostiene con forza questa causa, con affetto e attenzione. Ha dato una benedizione speciale.
Perché Giovanni Paolo I diventerà beato?
Lo diventa perchè è il pastore buono che ha dato la sua vita senza risparmio per la santa Chiesa. Nonostante lo stato di salute precario, l’accettazione del pontificato da parte sua è stato eroico.
È stato comunque un Pontefice molto amato, definito “Papa del Sorriso”…
Nonostante gli appellativi dei fedeli, devo dire che non sempre ha incontrato l’amore della gente: era una persona molto rigorosa su ciò che riguarda la dottrina della fede, non transigeva affatto e vari episodi della sua vita lo dimostrano (come quando da Vescovo di Vittorio Veneto portò via il Santissimo dal tabernacolo dalla chiesa di Montaner dopo che la comunità di fedeli – diventati poi scismatici ortodossi – aveva, per protesta, impedito al parroco da lui nominato di insediarsi in parrocchia – cfr. M. Roncalli, Giovanni Paolo I, Edizioni San Paolo).
“Noi siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile. E’ papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti“, disse Papa Luciani durante l’Angelus del 10 settembre 1978. Anche per questa affermazione venne molto criticato…
Per la elaborazione della positio questa affermazione ê stata esaminata dai nostri consultori con molta attenzione perchè estrapolata dal contesto poteva apparire poco ortodossa…
E a che conclusione si è giunti?
Oggi possiamo dire che c’è certezza che il Papa si espresse in modo corretto. Dio è Padre, ma ama i suoi figli con le viscere materne, il che appartiene alla tradizione biblica (vedi il cantico del Benedictus). Dio quindi ci ama come un padre e allo stesso tempo con l’affetto che darebbe anche una madre!
Dicevamo era un Papa rigido sulla dottrina ma allo stesso molto umile…
Sì, era un suo tratto distintivo. Ricordo che da Patriarca di Venezia fu invitato ad un pranzo in una parrocchia; a tavola gli versarono il vino, lui in genere beveva pochissimo, bagnava solo le labbra, invece questa volta finì tutto il bicchiere. Dopo un po’ si accorsero che al posto del vino avevano versato dell’aceto. “Eminenza”, gli dissero dopo il pranzo in disparte, “non si è accorto che era aceto?”. E lui rispose: “È vero, anche a me era sembrato aceto”. Quella volta bevve tutto senza fiatare per evitare che il parroco che lo aveva invitato facesse brutta figura. Copriva spesso le mancanze degli altri in silenzio, ovviamente tranne che sulla morale cattolica!
Un carattere buono insomma…
Era sempre stato così, io l’ho conosciuto quando era sacerdote a Feltre, era coetaneo di mio zio e si conoscevano molto bene… Lui poi veniva spesso a casa di mia nonna perchè lei si confessava con Don Luciani. Noi bambini eravamo molto presi, affascinati da questo pretino giovane. Voleva insegnarci a giocare a scacchi o a dama, ma non ci riuscì: eravamo un po’ troppo monelli per quei giochi!
E poi da grande si è ritrovato a seguire la sua causa di beatificazione…
Sì, e quando sono stato nominato dal Papa rettore della Lateranense ho dovuto abbandonare le cause dei salesiani che seguivo (tra queste ho tenuto soltanto quella di Jan Tyranowsky, il laico salesiano, guida spirituale di Giovanni Paolo II sepolto a Cracovia che portò avanti l’iniziativa del rosario vivente). Oltre a questa causa, ho chiesto ovviamente di tenere anche quella di Papa Luciani proprio per una questione di affetto, per il legame con questa figura e soprattutto per far andare avanti per bene il processo di beatificazione. Un cambio di postulatore avrebbe di certo rallentato tutto l’iter per la consegna della positio.
Dalla positio vengono fuori anche novità sull’incontro tra Albino Luciani e Suor Lucia di Fatima?
Non ci fu nessuna profezia sul pontificato o sui 33 giorni, fu un incontro cordiale e molto semplice. Lo stesso Card. Bertone ha detto più volte che Suor Lucia non pronunciò mai quelle parole. È tutta una bufala!