Stanze Vaticane

Cosa c’è negli scatoloni del corvo?

Paolo Gabriele nell’aula del tribunale vaticano

Oggi terza udienza del processo a Paolo Gabriele, accusato di furto aggravato. In aula sono stati interrogati 4 uomini della gendarmeria vaticana, convocati come testimoni dalla difesa di “Paoletto”. Tra loro anche Stefano De Santis che insieme al collega Alessandrini ed altri ha compiuto la perquisizione in casa di Gabriele il 23 maggio scorso. Dall’abitazione i gendarmi hanno portato via 82 scatoloni di documenti e materiale vario.  Cosa c’era in quelle scatole?

Gli uomini guidati dal comandante Domenico Giani sono entrati in casa di Gabriele alle 15.50 del 23 maggio 2012 e sono rimasti lì per circa 8 ore. Hanno perquisito lo studio di Paolo, il salone, anche le camerette dei bambini. In un armadio e in una libreria hanno trovato decine di migliaia di fogli fotocopiati e originali, di cui una parte trafugati dall’appartamento papale. Sentendo la deposizione di De Santis: “C’erano ricerche su esoterismo, massoneria, la loggia P2, la loggia P4, Bisignani, Roberto Calvi, Silvio Berlusconi, lo IOR, l’AIF (l’Autorità d’Informazione Finanziaria della Santa Sede), il Vatileaks, cristianesimo e yoga, cristianesimo e altre religioni, yoga e buddismo. E poi documenti che spiegavano come nascondere i file d’immagine JPG, come fare video e registrazioni, come usare il cellulare in modo velato”.

Insieme a questa enorme mole di documenti (l’archivio di Paoletto) nelle 82 scatole sono finiti anche i documenti rubati al Papa: “C’erano documenti del Pontefice, delle varie congregazioni, dei pontifici consigli, documenti che riguardano la privacy, la vita privata e familiare del Santo Padre, documenti con sopra scritto in tedesco “Distruggere” e poi lettere di cardinali al Papa, risposte del Papa ai porporati, documenti con la firma autografa di Benedetto XVI, lettere di vari politici al Papa e documenti cifrati della Segreteria di Stato”. Insomma migliaia di fogli risalenti anche al 2006 (e raccolti fino al 2011).

Oltre a tutti questi documenti, i gendarmi quella sera hanno portato via anche “diversi libri, un computer da scrivania, 2 o 3 computer portatili, molte pennette USB, un iPad, un Hard Disk, una PlayStation e diverse memory card”. E mentre gli agenti sequestravano il materiale preso da un armadio, dallo studio e dalla libreria, secondo De Santis, Paolo commentava: “Vedete quanto mi piace leggere? Vedete quanto mi piace studiare? Mi dispiace se farete tardi”.    

Sulla perquisizione l’avvocato di Paolo Gabriele, Cristiana Arru, questa mattina ha insistito con tutti i gendarmi testimoni, con domande sulla grandezza degli armadi in cui sono state trovate le carte dell’ex maggiordomo e sulla grandezza degli scatoloni con cui sono stati trasportati in caserma. Inoltre il legale ha chiesto più volte ai vari agenti: “Siete mai rimasti da soli durante la perquisizione?”. Tutto fa pensare che l’idea della difesa potrebbe essere quella di dimostrare che armadio (descritto come “alto 5 metri fino al soffitto, di colore bianco, con due ante”) e libreria non avrebbero potuto contenere tutte quelle migliaia e migliaia di carte portate via in 82 scatole “da trasloco”.

A chiarire il quadro però sono le testimonianze chiave del colonnello Alessandrini (interrogato martedì) e dello stesso De Santis. Quest’ultimo ha dichiarato: “Non siamo mai e poi mai rimasti da soli durante la perquisizione, erano sempre presenti Paolo e la sua famiglia. Quando alle 20 abbiamo trasferito Gabriele in caserma, lo studio è stato chiuso a chiave”. Ma sulle 82 scatole è fondamentale anche la dichiarazione di Alessandrini che credo risolva ogni dubbio o sospetto: “Tutti gli scatoloni sono stati sigillati in presenza di Paolo Gabriele, che insieme a me ha controllato e controfirmato ogni scatola”.

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