La rinuncia di Benedetto XVI

Benedetto XVI comunica la sua rinuncia al ministero petrino

Era l’11 febbraio del 2013, una giornata tranquilla in Vaticano: i cardinali raggiungevano il Palazzo Apostolico per partecipare al concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto e nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo da lì a poco. Nessuno (tranne i più stretti collaboratori di Ratzinger) sapeva che dal quel giorno la Chiesa non sarebbe stata più la stessa. Oggi ricordiamo quel momento “rivoluzionario” e lo facciamo senza troppi giri di parole. Vogliamo farlo soltanto con le parole di Benedetto XVI.
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Ratzinger e la rinuncia ai tempi di Paolo VI

Joseph Ratzinger

“(…) Sappiamo che (Paolo VI) prima del suo settantacinquesimo compleanno, e anche prima dell’ottantesimo, ha lottato intensamente con l’idea di ritirarsi. E possiamo immaginare quanto debba essere pesante il pensiero di non poter più appartenere a se stessi. Di non avere più un momento privato. Di essere incatenati fino all’ultimo, con il proprio corpo che cede, a un compito che esige, giorno dopo giorno, il pieno e vivo impiego di tutte le forze di un uomo. «Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore» (Romani, 14, 7-8) (…)”.
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Il Papa va via, corvi e avvoltoi purtroppo no

La notizia delle dimissioni del Papa ha ormai fatto il giro del mondo. Benedetto XVI ha lasciato il pontificato perché, ha detto ai cardinali, non sente più quel vigore fisico, mentale e spirituale adatto per guidare la Chiesa. Ma dietro le dimissioni c’è sicuramente anche il peso dell’ultimo anno, un anno difficile e complesso. L’anno del Vatileaks.

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“Lascio il pontificato”

 

Carissimi Fratelli,

vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa.

Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.

Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.

Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.

Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice.

Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.