Francesco e i cardinali «dalla fine del mondo»

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Quindici nuovi cardinali elettori, tutti provenienti dalle periferie del mondo, proprio come Papa Francesco. Al termine dell’Angelus domenicale Bergoglio ha annunciato i nomi dei nuovi 15 porporati che entreranno nel sacro collegio dal prossimo febbraio e ancora una volta il Pontefice ha stupito tutti con delle nomine inaspettate, trasformando anche piccole diocesi sparse per il pianeta in sedi cardinalizie, a scapito del centralismo della curia romana, di recente strigliata proprio da Francesco.

Tra i nuovi cardinali, infatti, c’è un solo nuovo porporato di curia: il Prefetto della «Cassazione Vaticana», il corso monsignor Dominique Mamberti. Oltre a lui, pastori provenienti da 14 nazioni diverse tra cui Etiopia, Capo Verde, Isole Tonga, Vietnam, Nuova Zelanda, Panama, Messico, Spagna, Uruguay e Myanmar. Ancora una volta il Papa ha premiato i vescovi di frontiera, che vivono alla «fine del mondo» o che si trovano a fronteggiare giornalmente situazioni estreme, scegliendo per la porpora pastori in linea con il suo pontificato, dedicato ai poveri e ai più deboli.

Sorpresa anche per le nomine degli italiani che diventeranno cardinali: Bergoglio, per la seconda volta, ha scelto due vescovi italiani provenienti da diocesi periferiche. Da un lato Ancona con la nomina inaspettata di monsignor Edoardo Menichelli, dall’altra Agrigento con monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo della diocesi che comprende anche l’isola di Lampedusa che fu meta del primo viaggio in Italia del Papa nel luglio del 2013 e che ogni anno accoglie migliaia di migranti provenienti dall’Africa.

Proprio per monsignor Montenegro, impegnato in prima linea per gli immigrati, da tempo si vociferava di una possibile nomina a cardinale e di un trasferimento a Palermo, in sostituzione del cardinale Paolo Romeo già in età pensionabile. Non è da escludere però che Francesco voglia che Montenegro rimanga stabile proprio nella diocesi dei templi, in modo da rimarcare ancora di più l’attenzione del suo pontificato anche al tema dei migranti.

Penalizzate invece le grandi diocesi di Torino e Venezia, ancora senza un cardinale: tra gli esclusi eccellenti in questo concistoro il patriarca Francesco Moraglia e monsignor Cesare Nosiglia, che nel 2015 dovrà accogliere a Torino Papa Francesco per le celebrazioni del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco e l’ostensione della Sacra Sindone. I due presuli erano stati esclusi dal concistoro anche lo scorso anno, quando Bergoglio aveva preferito nominare cardinale l’arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti.

«Si conferma che il Papa non si ritiene vincolato alla tradizione delle “sedi cardinalizie” – che era motivata da ragioni storiche in diversi Paesi – per cui il cardinalato era considerato quasi “automaticamente” legato a tali sedi», spiega in una nota il direttore della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi: «Abbiamo invece diverse nomine di Arcivescovi o Vescovi di sedi che in passato non avevano avuto un cardinale. Cio? vale ad esempio per l’Italia, la Spagna, il Messico».

Oltre ai 15 cardinali elettori il Papa ha voluto nominare anche altri 5 cardinali ultra ottantenni «che si sono distinti per la loro carità pastorale al servizio della Santa Sede e della Chiesa» ha spiegato il pontefice. Tra questi un italiano, monsignor Luigi De Magistris, 88 anni, Pro-Penitenziere maggiore Emerito.

(Articolo per Il Giornale)

4 risposte a “Francesco e i cardinali «dalla fine del mondo»

  1. Non discuto le decisioni del Pontefice ma mi sembra che penalizzare due città come Torino e Venezia sia irriguardoso non tanto per le personalità vescovili ma per le città stesse.
    E’ una mia opinione personalissima e come piemontese sono deluso – comunque sempre tanti auguri a papa Francesco!

  2. Buonasera.
    Non voglio commentare l’elezione di quindici Cardinali da parte del buon Francesco. La cosa che più mi preme è un altra e senza dubbio, molto più importante. Dopo l’orrendo attentato a Parigi che, ha sconvolto una parte del nostro pianeta, mi sembra doveroso analizzare le parole del papa. La sua infinita bontà, lo ha portato a dichiarare che, sarebbe opportuna un apertura culturare con l’Islam e
    le due più importanti religioni al mondo, avrebbero bisogno di un confronto. Credo che questo suo
    atteggiamento, sia molto pericoloso per il proseguo della Chiesa stessa. Pensare che, il Cristianesimo
    abbia affinità con l’Islam, mi sembra molto improbabile. La Storia ci ha insegnato che non ci potrà mai essere collaborazione o amore, tra le due religioni. Culturalmente lontani anni luce e uniti da un solo interesse. Il dio denaro. Ma tutti noi sappiamo che il dio denaro è il principale interesse di tutti. Lo stesso è l’unica cosa che mette d’accordo tutti. La maggior parte dei cristiani praticanti, vuole che la Chiesa resti unita e credo che, anche il buon Francesco sia totalmente consapevole di questo. Ma, dare la possibilità di apertura a un movimento religioso che, considera il cristiano un infedele, può essere molto pericoloso. L’effetto boomerang, non sarebbe da escludere. Giocando con il fuoco, prima o poi, ci si scotta. Ci sono realtà che non possono e non potranno mai essere cambiate e i fatti di Parigi, ne sono la prova evidente. Sono la persona meno indicata per giudicare l’operato del
    buon Francesco ma, vorrei consigliare al Santo Padre di usare molta cautela. Il ricordo delle Crociate
    è ancora fonte di studio e non vorrei mai che la storia si ripetesse.
    Cordialmente.

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